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La presenza ebraica a Senigallia dalle origini ai nostri giorni - premessa

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"Senigallia mezza ebrea mezza canaja". Tutti conosciamo l'antico detto che descrive la nostra città ma pochi sanno quanto è stata importante per Senigallia la presenza ebraica nei secoli. Per questo Ettore Coen ce la racconterà in 4 parti. Ecco la premessa.

Alcuni giorni fa, il mio amico Michele Pinto creatore e direttore del quotidiano on-line “Vivere Senigallia”, mi ha chiesto se potevo scrivere qualcosa sulla presenza ebraica a Senigallia nel corso dei secoli. Ho accettato di buon grado ma tengo a precisare che non sono uno storico, né intendo farmi credere tale.

Le notizie da me qui riportate, sono il frutto del lavoro di altri che, con passione, impegno e dedizione, hanno effettuato ricerche e le hanno rese pubbliche.
Io, dato l’interesse che per me riveste quest’argomento, le ho sempre seguite con attenzione, e questo mi ha permesso di esaudire la richiesta dell’amico Michele.

Al fine di non risultare prolisso e non annoiare gli eventuali lettori, ho volutamente riportato solo le notizie e gli avvenimenti a mio avviso più importanti.

Ho peraltro fatto una premessa su chi sono gli Ebrei poiché credo che, nonostante tutte le campagne d’informazione in merito (vedi ad esempio “La Giornata della Cultura Ebraica” o “La Giornata della Memoria” che si svolgono con cadenza annuale), esista ancora molta ignoranza.

Me ne resi conto personalmente quando, alcuni anni fa, cercando il luogo dove mia madre era rimasta nascosta per sfuggire alla deportazione, durante le persecuzioni razziali, presi contatto con il parroco di un paese nel maceratese.
Avevo bisogno infatti del suo aiuto, per ricostruire le vicissitudini di quei terribili giorni, essendo stata mia madre, all’epoca ventenne, tenuta nascosta nella casa di un prete di quel paese.

Al momento del commiato dopo il nostro primo incontro, decidemmo di scambiarci i rispettivi numeri di telefono per tenerci in contatto; il mio venne annotato con il mio nome, in un grosso quaderno recante fuori la dicitura “Extracomunitari”.

Non dissi ovviamente nulla al prelato ma realizzai che, se la guida spirituale di un paese non si rendeva conto che essere ebreo non esclude l’essere cittadino italiano (nell’anno 2004!), non avrei potuto aspettarmi maggior consapevolezza da parte del resto della sua comunità.

Senigallia, 17 Febbraio 2012 – 24 Shevat 5772


LA PRESENZA EBRAICA A SENIGALLIA: DALLE ORIGINI AI NOSTRI GIORNI
Prima di addentrarci nella questione della presenza ebraica a Senigallia, occorre innanzi tutto chiarire chi sono gli Ebrei ed il perché della loro (nostra) presenza in Italia.

Secondo la tradizione, il primo Ebreo della storia fu Abramo, vissuto circa 3.800 anni fa ad Ur in Mesopotamia (l’attuale Irak).
Abramo fu il primo a credere nell’unicità di Dio.
Sempre secondo la tradizione, Dio disse ad Abramo di condurre la sua famiglia nella terra di Canaan (dove si trova oggi lo Stato di Israele).
Per far ciò quindi egli dovette attraversare il fiume Giordano e da qui l’origine dell’appellativo “Ebreo”, dall’ebraico “avar” che significa passare, oltrepassare, andare oltre, da cui “ivrì”*, cioè “passato oltre” (dalla Mesopotamia alla Terra Promessa, dal politeismo, al monoteismo).

Nella terra di Canaan, il patriarca Abramo ebbe due figli: Ismaele ed Isacco. Isacco, a sua volta, ebbe due figli: Esaù e Giacobbe.
Giacobbe, che aveva anche il nome Israele, ebbe dodici figli maschi detti appunto i figli di Israele; da questi presero origine le “dodici tribù di Israele”.
Gli Ebrei, nel corso dei secoli successivi, dovettero subire l’esilio e la schiavitù in Egitto, la distruzione del Tempio di Salomone a Gerusalemme ad opera dei Babilonesi, ed il nuovo, successivo esilio.
Il Tempio venne ricostruito nel 340 a.c. ma distrutto nuovamente nel 70 d.c. ad opera delle armate di Tito.
L'unico frammento del Tempio rimasto in piedi dopo la sua distruzione ed arrivato fino ai nostri giorni, è quello che oggi viene chiamato Muro del Pianto, in ebraico “Kotel ha-Maaravì” (letteralmente Muro Occidentale poiché era il muro posto ad occidente), mentre, sulla spianata risultante dall’abbattimento del Tempio, sopra le sue macerie, nei secoli successivi i musulmani eressero due moschee.
Questa data segna l’inizio ufficiale della Diaspora, cioè la “dispersione” del popolo ebraico ed il loro trasferimento forzato a Roma, benché alcuni di loro erano già stati li condotti in schiavitù nei due secoli precedenti (nel corso degli anni però, un nucleo di ebrei ha sempre vissuto a Gerusalemme).

La presenza ebraica nel territorio italiano quindi, data oltre duemila anni.
Gli antichi romani infatti avevano l’abitudine di portare a Roma le genti dei nuovi territori conquistati, facendoli a volte anche partecipare alla vita politica dell’impero; alcuni membri del senato ed alcuni imperatori non erano romani, come ad esempio l’imperatore Settimio Severo nato a Leptis Magna nell’odierna Libia, Diocleziano, Aureliano ed altri 4 imperatori nati in Illira (regione corrispondete all’incirca agli odierni stati di Croazia, Bosnia, Montenegro ed Albania) ecc. ecc..

Questa precisazione è necessaria per comprendere che gli odierni italiani non sono un gruppo omogeneo di discendenti da un unico nucleo, ma, bensì, i pro-pro-pro-nipoti di persone provenienti dai luoghi più disparati.
Cosa distingue però gli Ebrei dagli “altri”?
Gli Ebrei, come detto in precedenza, erano monoteisti, strettamente osservanti della religione e delle tradizioni e si tramandavano un libro, la “Torah”, altrimenti detto Pentateuco (i primi 5 libri della Bibbia).
Venivano per questo definiti anche “Il Popolo del Libro”.
Questa osservanza e il perpetuarsi delle tradizioni, portò quindi al mantenimento di una identità che ben presto tutti gli altri persero.
Quando infatti Teodosio I nel 380 decretò che il Cristianesimo fosse la religione ufficiale dell’Impero, gli Ebrei non si convertirono, così come in precedenza avevano rifiutato il paganesimo, all’epoca in vigore a Roma.
Questo fece si che gli Ebrei nel corso dei secoli successivi vennero considerati “diversi” e guardati con diffidenza, fino ad essere vittime di veri e propri massacri.

Ma chi sono oggi gli Ebrei?
Per l’Halakhà (legislazione rabbinica) è ebreo chi nasce da madre ebrea.
Alcuni dicono una religione, ma anche chi si fosse allontanato da questa e non la praticasse più resta comunque ebreo.
Altri dicono un popolo ma, benché uniti dalla stessa fede e dalle stesse pratiche religiose, gli Ebrei, sparsi in ogni parte del mondo in esigui gruppi, al pari di ogni cittadino hanno sempre contribuito allo sviluppo socio-economico, artistico, culturale e scientifico dello stato ove vivono.
Alcuni, specie in passato, hanno ipotizzato che gli Ebrei fossero una razza ma, premesso che il concetto di razza non è applicabile al genere umano, gli Ebrei presentano caratteristiche somatiche così diverse tra loro, vedi ad esempio un ebreo russo da un ebreo etiope, che anche questa ipotesi, peraltro frutto della fantasia di qualche criminale del passato, è del tutto infondata.

Quindi chi sono oggi gli Ebrei?
Io ritengo che gli Ebrei siano (siamo) i discendenti diretti delle famiglie patriarcali di cui si narra nella Bibbia che, continuando a perpetuare le stesse regole e tradizioni dei propri avi, hanno mantenuto un’identità ebraica, dovuto anche al fatto che, essendo vissuti per secoli emarginati (ad esempio nei ghetti), abbiano vissuto, contratto matrimonio e procreato solo con altri Ebrei.
Consapevolezza delle proprie origini quindi, sconosciuta al resto degli altri italiani.

* In ebraico la B e la V sono la stessa lettera. Abramo nella “Torah” è chiamato Avraham ha-Yvrih


La seconda parte de "La presenza ebraica a Senigallia dalle origini ai nostri giorni": "Come, quando e perché gli Ebrei arrivarono a Senigallia" sarà pubblicata lunedì 27 febbraio.
La terza parte: "Il ghetto" sarà pubblicata lunedì 5 marzo.
La quarta ed ultima parte: "Le persecuzioni" sarà pubblicata lunedì 12 marzo.



Questo è un articolo pubblicato il 19-02-2012 alle 15:22 sul giornale del 20 febbraio 2012 - 6284 letture