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Pochi spostamenti e niente cene fuori: coronavirus, le nuove restrizioni

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La firma è arrivata intorno alle 3 30 di domenica, di fatto ponendo fine a una girandola di voci e di controvoci che hanno messo in allarme – anzi, in pre-allarme – tutti i cittadini della provincia di Pesaro e Urbino. Ma adesso è ufficiale: siamo stati inseriti all’interno di una sorta di ‘zona arancione’ che ci impone tutta una serie di ulteriori restrizioni rispetto a quelle già atto. E siamo in buona compagnia. I provvedimenti contenuti all’interno del nuovo decreto firmato dal premier Giuseppe Conte valgono anche per l’intera Lombardia, oltre che per le province di Rimini, Parma, Piacenza, Reggio-Emilia, Modena, Venezia, Padova, Treviso, Alessandria, Verbano-Cusio-Ossola, Novara, Vercelli e Asti. Il documento impone ulteriori restrizioni a carattere preventivo anche nel resto d’Italia. Tutto questo fino al prossimo 3 aprile.

Ma come cambia la vita all’interno della nostra provincia? Il nodo più problematico è senz’altro quello degli spostamenti. Non sarà infatti possibile entrare e uscire dal territorio provinciale, se non per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità e motivi di salute. Lo stesso governatore delle Marche Luca Ceriscioli aveva dichiarato che, in ogni caso, le imprese non avrebbero dovuto subire uno stop (i dettagli). È consentito in ogni caso il rientro presso il proprio domicilio o residenza. Il governo invita inoltre i datori di lavoro pubblici e privati a promuovere l'utilizzo di congedo ordinario o ferie fino al prossimo 3 aprile.

E all’interno che succede? In conferenza stampa, Conte ha voluto precisare che non vi è un divieto assoluto di movimento, ma le forze dell’ordine potranno fermare chiunque per strada e chiedere la ragione dello spostamento in atto. Detta in questi termini, pare proprio che uscire di casa non sarà vietato – se non alle persone in quarantena o positive al test -, e che il tentativo del governo sia comunque quello di scoraggiare le persone a uscire. Si legge inoltre nel documento che “ai soggetti con sintomatologia da infezione respiratoria e febbre superiore ai 37,5° è fortemente raccomandato di rimanere presso il proprio domicilio e limitare al massimo i contatti sociali, contattando il proprio medico curante”.

Sospese le attività didattiche in tutte le scuole di ogni ordine e grado e nelle università, salvo quelle a distanza, prolungando di fatto il decreto già in atto che aveva imposto lo stop alle lezioni in tutta Italia fino al 15 marzo. Lo stop vale anche per le istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica, per corsi professionali e master, corsi per le professioni sanitarie e università per anziani, nonché corsi professionali e attività formative svolte da altri enti pubblici anche territoriali e locali e privati. Possibili le attività a distanza. Fanno eccezione i corsi di formazione specifica in medicina generale e le attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie. Sospese le riunioni degli organi collegiali che prevedono la presenza di più persone.

Duro colpo anche per il commercio. Le medie e grandi strutture di vendita resteranno aperti dal lunedì al venerdì, e lo stesso vale per gli esercizi che si trovano all’interno di centri commerciali e mercati. Restrizioni che però non valgono per chi vende generi alimentari, così come per farmacie e parafarmacie. Gli altri negozi potranno rimanere aperti purché si garantiscano accessi scaglionati e distanza di almeno un metro tra le persone.

Stop alle manifestazioni organizzate, nonché agli eventi in luogo pubblico o privato, compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo, religioso e fieristico, anche se svolti in luoghi chiusi ma aperti al pubblico. Stop, dunque, ai grandi eventi, e saracinesche ancora abbassate per cinema, musei, pub, sale bingo, sale giochi, sale scommesse e scuole di ballo, idem per le discoteche. Resteranno aperti, però, bar e ristoranti, ma soltanto dalle 6 alle 18, e se sarà garantita la distanza minima di sicurezza di un metro. Prevista la sospensione dell'attività in caso di violazione. Sospese le cerimonie civili e religiose, compresi matrimoni e funerali.

Stretta anche per lo sport. Eventi e competizioni sportive di ogni genere sono consentiti soltanto all'interno di impianti a porte chiuse o all'aperto, purché senza pubblico. Ok pure gli allenamenti degli atleti professionisti e quelli di categoria assoluta che partecipano ai giochi olimpici o a manifestazioni nazionali o internazionali. Attraverso il proprio personale medico, associazioni e società sportive sono tenute a effettuare i dovuti controlli per contenere la diffusione del virus tra atleti, tecnici, dirigenti e accompagnatori. Chiusi gli impianti sciistici, così come le palestre, i centri sportivi, le piscine, i centri benessere e quelli termali, a eccezione per l’erogazione di servizi essenziali di assistenza. Lo stesso vale per i centri sociali e quelli ricreativi.

Tutto questo, stando alle dichiarazioni del premier, sarebbe stato deciso per contenere la diffusione del Covid-19 con ancora più decisione. I numeri indicano infatti un aumento continuo dei contagiati, e il rischio è quello che l’emergenza in atto pieghi in modo irreversibile il sistema sanitario nazionale, in primis nelle zone più a rischio.

In allegato il decreto integrale. Articolo in aggiornamento.

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Questo è un articolo pubblicato il 08-03-2020 alle 10:31 sul giornale del 09 marzo 2020 - 29242 letture