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Carriera attacca i suoi detrattori: “Buffoni di corte in cerca di visibilità”

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Tutti contro Carriera, Carriera contro tutti. Non si placano le polemiche dopo la ‘cena dei ribelli’ di venerdì sera, organizzata dal discusso ristoratore pesarese – apertamente in guerra contro le chiusure anticipate – nel suo locale fanese ‘Chic’. Dopo aver incassato una lunga serie di aspre critiche, l’imprenditore ha deciso di replicare. E senza mezzi termini.

Il sindaco di Fano Massimo Seri, il suo omologo di Pesaro Matteo Ricci, la consigliera regionale del M5S Marta Ruggeri, il Pd fanese, l’onorevole Luca Paolini della Lega e un’agguerrita Confcommercio: sono soltanto alcuni tra coloro che si sono scagliati contro Carriera, che per la sua iniziativa di venerdì - a cui ha partecipato anche il parlamentare Vittorio Sgarbi - si è visto chiudere il locale per cinque giorni, mentre tutti i commensali – circa una ventina di persone – sono stati sanzionate. Infine la piccata replica del ristoratore, che se l’è presa innanzitutto con Paolini e il direttore della Confcommercio provinciale Amerigo Varotti.

“L'onorevole Luca Paolini – ha esordito Carriera -, in cerca di visibilità con le sue dichiarazioni imbarazzanti, prive di conoscenza sia della legge che della Costituzione, dalla sua comoda poltrona a stipendio fisso si permette di giudicare chi lotta per la propria libertà e sopravvivenza. Amerigo Varotti, sconosciuto ai più, anch'egli in cerca di visibilità, chiacchiera a vanvera offeso dal fatto che in sei anni il sottoscritto noi si sia mai associato alla Confcommercio. Elemento, il Varotti, di un'ignoranza fuori dal comune. Anch'egli ovviamente scrive e giudica dalla sua comoda poltrona a stipendio fisso”.

Parole che lasciano ben poco spazio all’immaginazione, e che proseguono ostentando una certa voglia di andare avanti lungo il solco già tracciato. “La mia battaglia – ha continuato Carriera - è appena iniziata. Non pensavate mica fosse un fuoco di paglia per andare dalla D'Urso? La coerenza e le palle sono la base. Si chiama disobbedienza civile, si chiama combattere per la propria libertà e sopravvivenza, si chiama campare per non morire di fame e pagare gli stipendi ai miei quarantadue dipendenti, tutti gli affitti, mutui, bollette e i fornitori. Il fatto che tutti gli avvocati che mi seguono gratis, ripeto gratis, abbiano trovato la chiave per far valere i miei diritti – ha concluso -, sta mandando in crisi tutti i buffoni di corte”.

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Questo è un articolo pubblicato il 09-11-2020 alle 17:52 sul giornale del 10 novembre 2020 - 1194 letture