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comunicato stampa

Cucuzza: 'Sdegno per un'altra pakistana condannata a morte'

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La notizia di una nuova condanna a morte per impiccagione di una donna, questa volta pakistana, deve creare nella società civile sdegno e preoccupazione. La difesa del proprio credo, la difesa dei propri diritti non deve in alcuna società essere motivo di ritorsione.

Asia – questo il nome della donna pakistana condannata - non deve pagare con la vita per il solo fatto di aver proclamato la sua fede cristiana. Qualunque discriminazione deve essere condannata fortemente non solo dal nostro Governo ma da tutti i governi che si dichiarano democratici.

L’art. 2 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani recita “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione(..)” e il successivo art. 18 stabilisce, altresì, che “Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti”.

Pertanto invito tutti coloro che hanno protestato per la condanna di Sakineh a contestare duramente questa ennesima violazione dei diritti umani.



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Questo è un comunicato stampa pubblicato il 12-11-2010 alle 12:43 sul giornale del 13 novembre 2010 - 732 letture