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comunicato stampa

Stemmi papali: Ciceroni, "Non convince del tutto la protesta degli storici"

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da Fabio Ciceroni

piazza Garibaldi senigallia

Ho letto con rispettosa attenzione il documento stilato dal Comitato contro gli stemmi papali da collocarsi in Piazza Garibaldi. Ma non fino a condividerlo.

Se è vero, come vi si legge, che gli stemmi sono simbolicamente portatori di un messaggio storico, esso costituisce ormai null’altro che sensato riconoscimento, o almeno doverosa riconoscenza, verso chi ha voluto ed attuato l’esemplare ampliazione settecentesca di Senigallia (Benedetto XIV) e di chi vi ha profuso un lascito di cospicua generosità anche personale (Ginnasio Pio, Opera Pia, Collegio delle Orfanelle, Ferrovia, ecc.). Messaggio storico ineludibile dunque, ma non per questo obbligatamente ideologico.

Sarebbe come se la Città fosse chiamata a non riconoscere positivamente i provvedimenti munifici e gli interventi urbanistici rovereschi, di cui conserva orgogliosa memoria, perché portati da una Signoria oggi inaccettabile per l’idea democratica. Ossia, stupisce ed immalinconisce un po’ che tra i primi firmatari del documento spicchino nomi di illustri storiografi che invitano fuori tempo massimo a rilanciare superate repulsioni laiciste. Non ispirate alla laica accettazione dell’altro, ma ad una visione di tipo chiesastico. Anche perché non chiesastico, ma ben diversamente ecclesiale è oggi il laicato cattolico, sostanzialmente anticlericale soprattutto dopo il Vaticano II. Siamo tutti laici oggi, ma non si può essere così laici, ma così laici da diventare una malacopia dei preti di una volta.

Aveva ragione Carlo Péguy quando avvertiva che possono esserci due tipi opposti di clericalismo: quello dei clericali e quello degli anticlericali. Al proposito, basti rileggere l’apprezzamento entusiasta di uno storiografo ben altrimenti laico, quale Sergio Anselmi, quando chiama “grande impresa” l’ampliazione settecentesca – di cui la Piazza in parola è il portato centrale – “operazione altrettanto compatta, organica, elegante, veloce” dovuta alla “scelta romana portata avanti da commissari pontifici di mano ferma contro l’inedia locale.” Così venivano urbanizzati i Prati della Maddalena, anche contro il parere del vescovo del tempo. (L’ampliazione di Senigallia, tomo I, anni 1747-1754, Comune di Senigallia, 1988). E ci auguriamo, per analogia, che l’attuale operazione denominata Orti del Vescovo risulti alfine altrettanto organica di quella.

Insomma, l’animo sereno di chi scrive queste note così come il buon senso popolare di tanti che si sono come lui stupiti e più di lui indignati, non ha altro intendimento che quello di storicizzare, di contestualizzare senza polemiche né pregiudizi (sine ira et studio) un omaggio postumo ed anzi tardivo a scelte, illuminate e meritorie per i senigalliesi tutti, operate oltre due secoli addietro. (Peregrine ed incongruenti, per non dire risibili, le proposte alternative di apporre immagini di monumenti peraltro in buona parte risalenti allo stesso autocratico antico regime, quali i Portici Ercolani o persino il Duomo che prospetta sulla Piazza stessa. Certo, si sarebbe potuto piuttosto ricorrere a lapidi parietali, ma se come appare ormai inesorabile gli stemmi papali resteranno lastricati, i firmatari del documento potranno comunque accorrere per almeno esercitarvi il civile diritto (dovere per loro) di calpestìo).



piazza Garibaldi senigallia

Questo è un comunicato stampa pubblicato il 26-07-2016 alle 15:12 sul giornale del 27 luglio 2016 - 3446 letture