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L’Azerbaigian apre un’ambasciata presso il Vaticano

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“Vogliamo approfondire la cooperazione con il Vaticano”, ha dichiarato l’ambasciatore presso la Santa Sede, Rahman Mustafayev, lo scorso lunedì, 15 novembre, nel corso di una conferenza stampa nell’Hotel Agrippina nel Gianicolo, nella quale ha annunciato l’apertura in questa città della nuova ambasciata presso la Santa Sede.

A due anni del conflitto tra Armenia e Azerbaigian per la regione del Nagorno Karabakh, sul quale ancora ci sono tensioni, Mustafayev assicura che “per noi la guerra è finita”, sottolineando che le motivazioni sono state territoriali e non religiose. “Siamo in contatto con i leader religiosi di varie confessioni e posso dire con certezza che in Azerbaigian non ci sono mai state incomprensioni dal punto di vista religioso. Una nostra delegazione che è stata in Vaticano lo scorso febbraio era composta da cattolici, ortodossi, musulmani e rappresentanti di altre confessioni”, ha aggiunto l’ambasciatore. “I nostri leader religiosi sono in contatto con le loro controparti in altri Paesi. Questo è un ponte essenziale per noi”, ha ribadito l’ambasciatore, che lo scorso 29 settembre ha incontrato in Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato. Un incontro “ricco e profondo” nel quale si è parlato anche del conflitto tra Armenia e Azerbaigian, ha sottolineato l’ambasciatore in un tweet.

“Il Vaticano potrebbe giocare un ruolo importante per la risoluzione del conflitto sul caso di diritto internazionale”, ha ribadito. “Dobbiamo innanzitutto delimitare i nostri confini e siglare un accordo di pace. Ci sono stati degli incontri a livello di ministri degli Esteri, mediati dal ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, e dal ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian. Molto è stato fatto e noi abbiamo consegnato una bozza del piano di pace per cui stiamo aspettando una risposta”, ha detto poi l’ambasciatore nel corso della conferenza stampa. “Abbiamo bisogno di una soluzione. L’Armenia è un nostro vicino e sotto certi aspetti dipende anche da noi per quanto riguarda i collegamenti internazionali e i trasporti. Ci sono delle problematiche nella regione ma dobbiamo affrontarle trovando un accordo di pace”, ha sottolineato. “L’Armenia ha fornito dei segnali positivi, e di segnali di questo tipo ne abbiamo bisogno anche a livello internazionale.

Dobbiamo assolutamente mandare un messaggio positivo e ho chiesto anche al Vaticano di esprimersi in tal senso perché è importante raggiungere questa pace. L’Azerbaigian e l’Armenia non possono essere separati l’uno dall’altro perché sono confinanti, non possono trovare delle strade diverse. Dobbiamo trovare il modo per comunicare. Prima o poi si troverà un accordo e riusciremo a portare stabilità nella regione”, ha detto Mustafayev. Nel suo viaggio apostolico in Azerbaigian nel 2016, Papa Francesco ha auspicato che si raggiunga una pace stabile nella regione. “Come all’interno dei confini di una Nazione, ha detto il Pontefice, è doveroso promuovere l’armonia tra le sue diverse componenti, così, anche tra gli Stati è necessario proseguire con saggezza e coraggio sulla via che conduce al vero progresso e alla libertà dei popoli, aprendo percorsi originali che puntano ad accordi duraturi e alla pace.

In tal modo si risparmieranno ai popoli gravi sofferenze e dolorose lacerazioni, difficili da sanare”. “Auspico che la comunità internazionale sappia offrire con costanza il suo indispensabile aiuto. Nel medesimo tempo, al fine di rendere possibile l’apertura di una fase nuova, aperta a una pace stabile nella regione, rivolgo a tutti l’invito a non lasciare nulla di intentato per giungere ad una soluzione soddisfacente. Sono fiducioso che, con l’aiuto di Dio e mediante la buona volontà delle parti, il Caucaso potrà essere il luogo dove, attraverso il dialogo e il negoziato, le controversie e le divergenze troveranno la loro composizione e il loro superamento”, ha detto il Papa.



Questo è un articolo pubblicato il 18-11-2021 alle 10:41 sul giornale del 19 novembre 2021 - 220 letture