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Volpini sulla struttura Covid al centro fiere di Civitanova: "Non mi convince ed ecco perchè"

5' di lettura
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di Giulia Mancinelli
senigallia@vivere.it


fabrizio volpini

La realizzazione del nuovo "ospedale Covid" al centro Fiere di Civitanova Marche, voluto dal presidente della Regione Luca Ceriscioli, fa discutere. L'altro giorno il presidente ha relazionato in Commissione regionale sanità sulle motivazioni che lo hanno spinto ad approvare la delibera che dà il via libera alla realizzazione della nuova struttura.

I punti che non convincono in merito ad una struttura in un centro fiere da 90 posti di terapia intensiva e subintensiva sono diversi e diversi sono anche i soggetti che hanno espreso parere negativo all'intervento. Dalla Società Italiana di Anestesia e Rianimazione, ai medici ospedalieri dell'ANAO, alla CGIL, al prof. Luciano Gattinoni, tra i massimi esperti internazionali di terapie intensive. Contrario anche il presidente della Commissione Regionale Sanità Fabrizio Volpini, che ha chiesto proprio la convocazione della Commissionre per discutere della delibera.

Presidente Volpini perchè ha convocato ora la Commissione Sanità sul tema della realizzazione del nuovo ospedale Covid di Civitanova e non nel momento della firma della delibera avvenuta il 3 aprile scorso?
"Ad inizio aprile eravamo nel pieno della fase acuta, c'erano tanti contagiati, i nostri ospedali erano stati riorganizzati in Covid, e c'era il timore che le terapie intensive, anche se potenziate, non fossero in grado di accogliere tutti i malati. Aver pensato allora ad una struttura sanitaria di terapia intensiva in un luogo geograficamente centrale della regione aveva un senso, come per altro è stato fatto in varie città tra cui Milano, Londra, Madrid...L'incarico di gestire la progettazione è stato affidato a Guido Bertolaso, che però poi nel frattempo si è ammalato di Covid-19 e non è stato più al comando dell'organizzazione. I tempi si sono allungati e la struttura che doveva essere pronta in dieci giorni non è arrivata".

Con il passare dei giorni l'evoluzione dell'epidemia è anche cambiata...
"Sì. Il distanziamento sociale, la bravura dei marchigiani nel rispettare le regole e l'avvio sul territorio di servizi sanitari mirati come le USCA, hanno fatto sì che nel frattempo la previsione di un aumento di malati nelle terapie intensive non fosse confermata".

Il progetto dell'ospedale Covid a Civitanova però è andato avanti...
"Con il ritorno di Bertolaso il progetto è rimasto ma sono cambiate le motivazioni per la realizzazione della struttura. E sono queste a non convincere. Anzitutto non convince la motivazione di una struttura in grado di svuotare le terapie intensive degli ospedali perchè attualmente abbiamo circa 450 ricoveri Covid e circa 70 ricoveri Covid nelle terapie intensive. Considerando che la struttura di Civitanova avrebbe 90 posti di terapia intensiva, faccio fatica a pensare che in una fase acuta possa liberare le terapie intensive degli altri ospedali. Non convince neanche la seconda motivazione addotta, quella di pensare ad una struttura che diventa un ospedale Covid in previsione di una nuova e futura ondata di contagi".

Perchè questa motivazione non la convince?
"Non mi convince perchè un ospedale Covid, che è una tra le cinque o sei azioni che le Regioni sono chiamate a mettere in campo dal Governo per far fronte ad una recrudescenza del virus, non è ancora normato. Sostanzialmente come deve essere un ospedale Covid nessuno ce lo dice, non c'è una normativa e la stessa delibera sulla struttura ospedaliera di Civitanova parla solo della predisposizione di 90 posti di terapia intensiva e sub-intensiva. E poi c'è la questione del personale. Una struttura di quel tipo ha bisogno di personale ultradedicato di cui la Regione, per quantità, non dispone e non può prenderlo, come sostiene il presidente Ceriscioli, dagli attuali ospedali, dove comunque le terapie intensive devono continuare a lavorare".

Ci sono anche altri aspetti della delibera su cui non è d'accordo?
"Sì. Per prepararsi ad una eventuale nuova ondata di Covid-19 altre regioni hanno messo in campo azioni come l'aumento dei posti di terapia intensiva direttamente all'interno delle strutture ospedaliere, prevedendone un ampliamento e non creano poli all'interno di centri fieristici e questo perchè le terapie intensive sono il cuore pulsante di un ospedale e per poter funzionare bene devono essere interconnesse con le varie specialistiche dell'ospedale e non possono essere isolate in strutture a sè. Le terapie intensive devono stare dentro gli ospedali, possono stare fuori solo per brevi periodi di emergenza. Dunque mi convince di più la strada intrapresa dall'Emilia Romagna che ha aumentato i posti di terapia intensiva creando un dipartimento di emergenza e rianimazione collegati agli ospedali".

Leggendo la delibera si nota che non porta la firma del dirigente del servizio salute della Regione ma solo quella dirigente del servizio tutela e gestione dell'assetto del territorio. Non è un po' anomalo?
"Dato che la delibera tratta della realizazione di una strutturasi ma tratta anche di questionei sanitarie, credo che sarebbe stata opportuna anche la firma del dirigente del servizio salute".

Lei ha anche commentato la scelta del Presidente Ceriscioli di nominare l'ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso a capo del progetto...
"Bhè lo stesso presidente Ceriscioli ha detto di aver scelto Bertolaso per le sue capacità, perchè era stato chiamato anche dalla Regione Lombardia per realizzare una struttura simile e pensando così di mettere d'accordo anche la minoranza. Un occhiolino strizzato".



fabrizio volpini

Questo è un articolo pubblicato il 24-04-2020 alle 19:20 sul giornale del 25 aprile 2020 - 6063 letture