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Diario dalla Catalogna: il Coronavirus ha sconfitto San Giorgio

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Questi tristi giorni che affliggono tutto il pianeta hanno provocato grandi mutamenti nella forma di vivere di tutti i popoli, ma in Catalogna non tutto è cambiato. Ma una cosa sì, è cambiata: quest’anno non si celebrerà la tradizionale festa di Sant Jordi, ma l’altra cosa, di cui parleremmo dopo, prosegue come sempre.

In Catalogna il 23 aprile si celebra il giorno di San Giorgio (Sant Jordi in Catalano). Egli è il patrono della Catalogna, Jordi è un nome molto comune in quel paese.

Il 23 aprile per i catalani è il giorno degli innamorati, ed è un’abitudine che gli uomini regalino una rosa alla moglie, fidanzata, amica, mamma, figlia; insomma, alle donne che amino. Le donne, invece, regalano un libro a l’uomo amato.
È il cosiddetto giorno del libro e della rosa, una tradizione molto radicata nel cuore dei catalani che risale, per quello che riguarda la rosa, al quindicesimo, quando il giorno di Sant Jordi alle donne che uscivano dalla Messa gli uomini regalavano una rosa rossa, e per quello che riguarda al libro, al 1927, anno in cui si instaurò il giorno del libro per stimolare la lettura.

Della fusione di queste due tradizioni nello stesso giorno è nata questa bella la tradizione. Anche se può sembrare strano, il giorno di San Jordi in Catalogna è un giorno lavorativo.

Ogni 23 aprile, nelle principale strade di tutte le città e paesi della Catalogna ci sono bancarelle piene di libri e rose che la gente acquista per regalare. È davvero speciale l'atmosfera che si respira nella famosa Rambla di Barcellona, dove si trovano migliaia e migliaia di persone.

Ogni anno si vendono sette milioni di rose, quasi una per ogni abitante della Catalogna. Si vendono il 40% di tutti i libri venduti nell'intero anno.

Secondo la tradizione, la rosa deve essere rossa, e si vende insieme ad una pannocchia di frumento; questo simboleggia l’amore e la fertilità, anche se in questi ultimi anni sono di moda le rose gialle perché il giallo è il colore che simboleggia la solidarietà con i prigionieri politici e gli esiliati indipendentisti catalani.

Dei milioni di libri che si vendono, la maggioranza sono novità che le case editrice presentano apposta questo giorno, ed è tradizione che gli autori firmino e dedichino i libri ai lettori, che gli acquistano in bancherelle in strada. Insomma, è il bel giorno dell’amore, della cultura e del paese.

Purtroppo quest’anno i catalani dovranno trascorrere questo giorno così importante per loro in quarantena e non ci sarà Sant Jordi. Pare che questa sarà la prima volta senza un Sant Jordi in Catalogna, giacché perfino durante la guerra civile spagnola anche se con difficoltà, si celebrò. Quello che non poté fermare la guerra lo ha fermato il coronavirus.

Ma se questo maledetto virus ha potuto cambiare perfino il Sant Jordi, non ha potuto cambiare una altra cosa: l’eterno scontro fra il governo catalano e quello spagnolo.

Quando è stato adottato lo stato di allarme in Spagna, il governo catalano, guidato dagli indipendentisti, vedendo che i principali focolai del virus erano in Catalogna e a Madrid ha chiesto al governo centrale di chiudere la Catalogna e adottare misure molto stringenti, più o meno quelle che sono state adottate in Italia.
Come consueto quando i catalani chiedono una cosa, Madrid risponde no, no e no. Quindi la mancata chiusura della Catalogna e di Madrid a permesso al virus di raggiungere altre zone provocando più morti. Dopo due settimane, vedendo l’assoluto disastro delle misure adottate, il governo spagnolo ha fatto marcia indietro ed ha adottato le misure stingenti che 15 giorni prima aveva chiesto il presidente catalano Torra. Perfino in una situazione come questa i due governi non perdono l'occasione per scontrarsi.

Questo scontro è una storia che si ripete e si ripeterà. I catalani e gli spagnoli sono troppo diversi per condividere la stessa casa e non si mettono mai d’accordo. Hanno una visione della vitta troppo diversa. Per il governo catalano la priorità erano le vite, per quello spagnolo l’economia.

Per questo è ormai giunta l’ora che i catalani ottengano la loro propria casa, dove posaano celebrare i prossimi giornid di Sant Jordi come cittadini di una Repubblica libera.



Questo è un articolo pubblicato il 22-04-2020 alle 22:05 sul giornale del 23 aprile 2020 - 323 letture