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“Le maschere ci tolgono il respiro, ma ce la faremo”. Coronavirus: il racconto di Letizia, infermiera nel reparto di rianimazione

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Letizia Pietrini, fanese doc. Non ha ancora 33 anni, ed è un’infermiera precaria. Detta così sembra l’identikit di una giovane donna qualunque, alle prese con una passione importante e con una certa propensione verso il prossimo. Per di più alle prese con gli annosi problemi del sistema-lavoro. Ma il momento è speciale, e questo fa di lei una persona ancor più speciale. Letizia è uno dei tanti angeli – ma non chiamateli ‘eroi’, non tutti gradiscono – che in questa fase storica così delicata stanno lottando per noi. In questa guerra contro un nemico – visibile ma tangibile – chiamato Covid-19, Letizia si trova in prima linea. Lavora per salvare vite nel reparto di rianimazione dell’ospedale San Salvatore di Pesaro, dove ora si trovano tutti i pazienti del territorio affetti da coronavirus. Questa è la sua testimonianza. Da parte nostra, i più sentiti ringraziamenti a Letizia e a tutti coloro che stanno lavorando e rischiando per noi.

Non avrei mai immaginato una situazione così. Surreale. Ho lavorato a contatto con HIV, HCV, tbc, H1N1. Non avevo paura. Pensavo, come molti, che fosse uno dei soliti "nemici" che combatto ogni giorno. Ci siamo dovuti ricredere, in breve tempo, troppo breve. Ma in questo breve tempo ci siamo tirati tutti su le maniche e abbiamo detto: " teniamo botta".

Lavoriamo tanto, turni estenuanti, dentro quei camici che ti fanno sudare e quelle maschere che ti tolgono il respiro. Però sei lì, in trincea, ti guardi intorno e vedi una forza di volontà da parte di tutti che fai fatica a descrivere. Non è solo il senso del dovere, è la passione per questo lavoro che ti dà la forza di andare avanti.

La cosa più difficile è stare lontano dalle persone che ami. Per me, che non mi posso ammalare adesso, non posso permettermelo. E per loro, per la loro salute. Mi manca la mia nonna e la mia mamma che tutt' ora mi preparano pranzo e cena e me li "calano" dalla finestra con una cordicella. È una scena straziante, seppur divertente. Mi manca abbracciare il mio compagno e i suoi figli. Mi mancano le mie amiche, i miei amici. Finito il turno, mi concedo solo una passeggiata in mezzo al verde con il mio cane, per allontanare i pensieri e prendere una boccata d'aria "pulita”, perché di aria "sporca" anche se sono super protetta mi sembra sempre di respirarne troppa.

È difficile. Non lo nego. Però sono sicura che ne usciremo, con la buona volontà e la forza di tutti noi. In questo periodo stiamo ricevendo tante parole belle e di stima, cartelloni di fronte all'ospedale, ogni giorno arriva del cibo o qualche regalo. Tutto ciò ci dà una gran voglia di combattere, e vi ringraziamo con tutto il cuore di questo, ma sappiate che quello che facciamo oggi non è tanto diverso da quello che facciamo ogni giorno. Di sicuro "la situazione" è differente,, ma noi ci prendiamo cura delle persone 365 giorni all'anno. Quindi non dimenticatevelo una volta finito tutto. Di questo ve ne saremo davvero grati.

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Questo è un articolo pubblicato il 14-03-2020 alle 12:35 sul giornale del 16 marzo 2020 - 4938 letture