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"Come dimenticheremo tutto questo?”. Coronavirus: l’appello dell’infermiera Martina a restare a casa

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La quarantena è una dura prova per tutti. Ma una cosa va sempre ricordata: il nostro ‘sacrificio’ non è assolutamente nulla in confronto a ciò che stanno passando tante altre persone. In primis i malati, ma anche chi sta lottando per la loro vita, al netto di tutte le altre categorie professionali che continuano a rimanere operativi per il bene di tutti. Medici e infermieri, però, sono davvero in prima linea in questa tremenda battaglia contro il coronavirus. Dopo il racconto di Letizia Pietrini, vi riportiamo le parole di un’altra infermiera. Martina Turiani è una fanese in servizio all’ospedale San Salvatore di Pesaro, lì dove davvero si vive in trincea contro il Covid-19, tra turni massacranti e camici intrisi di sudore. Questa è la sua preziosa testimonianza, pubblicata giovedì sul suo profilo Facebook.

“Questa è la fine di una notte... una notte molto difficile. Avevamo finito tutti i ventilatori polmonari, e non avevamo letti disponibili. Il telefono suonava di continuo. Chiamate dal pronto soccorso, dalla Murg (medicina d’urgenza, ndr), tutte per segnalarci pazienti che necessitavano di cure intensive, che non ce la facevano più sotto quella maschera. Eravamo disperati. Poi la bellissima notizia di un nostro paziente ricoverato dal 10 marzo, un ragazzo di 47 anni, estubato da due giorni. Verificato il decorso positivo abbiamo potuto trasferirlo all’1 di notte per liberare il posto e renderlo disponibile. Nella notte, tra alti e bassi, abbiamo perso anche una ragazza giovanissima di 27 anni... 27 anni, così pochi...

Come si dimenticano quelle immagini, adesso? Ci siamo sentiti impotenti. Nulla abbiamo potuto nonostante le mille macchine e strumenti a disposizione.

In quel momento non lo so a cosa ti appelli. Cosa ti salvi, che pensieri possano aiutarti per mandare giù quel boccone così amaro, e se ci sia un pensiero che possa sollevarti da quel dolore. Abbiamo “difeso” quella postazione oramai libera con i denti, sperando di arrivare alle 7 della mattina senza nuovi ingressi, quasi per poter dire... “dai forse le cose stanno migliorando”, e invece l’ennesima chiamata dal pronto soccorso. Questa volta le nostre mani hanno dovuto aiutare una donna. Siamo al collasso e a quelle persone che ancora sottovalutano questa emergenza, a chi pensa che rinchiudersi in casa sia disumano e non servirà a niente, agli oltre 2 mila denunciati per inosservanza del provvedimento delle autorità, vorrei dire che restare a casa vuol dire salvare la vita di una persona.

In questa battaglia siamo tutti insieme. A ognuno la propria parte”.

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Questo è un articolo pubblicato il 20-03-2020 alle 12:30 sul giornale del 21 marzo 2020 - 3136 letture