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comunicato stampa

Mandolini: "No al taglio dei parlamentari, anche le Marche a rischio in termini di rappresentatività"

4' di lettura
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da Riccardo Mandolini
consigliere comunale 


A poco tempo dall’importante appuntamento elettorale del prossimo maggio, saremo chiamati ad esprimerci per un altrettanto importante momento elettorale: il referendum del 29 marzo in merito al taglio dei parlamentari.

Tema molto delicato e per il quale mi sento fin da subito di prendere una posizione netta e che vedrà il mio impegno per la campagna elettorale per il NO. Ancora una volta con il pretesto e la necessità di risparmiare si vuole mettere mano ad una modifica della nostra Costituzione. La nostra Carta fondamentale oltre che a definire i nostri diritti pone dei limiti e regolamenta chi fa le leggi, norme purtroppo sempre sotto attacco da maggioranze politiche che puntano a modificarla in base al momento politico. Fu cosi con la riforma Renziana e lo è anche adesso.

Ma crediamo per davvero che per risparmiare si debba tagliare il numero dei nostri rappresentanti al Parlamento? O magari per risparmiare sarebbe stato più opportuno andare a toccare tutti quei privilegi di cui essi godono? La riforma non va per nulla a modificare i criteri di auto riconoscimento dei benefici e privilegi di cui i membri del parlamento godono. Che senso ha tagliarne il numero e lasciargli ogni privilegio? Tenendo conto che il risparmio si traduce ad appena 80 milioni euro l’anno, quindi una minima percentuale delle spese delle due Camere e ancor più minima se inserita nel bilancio dello stato (0.007% secondo Cottarelli). Una cifra ridicola che si sintetizza a poco più che un caffè a cittadino.

Ecco quindi che il pretesto economico non ha fondamento ed è l’ennesimo fallimento di un M5S ormai allo sbando, che doveva entrare in Parlamento per togliere i privilegi della casta, ma che in realtà con questo sistema andrà a potenziare e a creare una nuova casta (con tutti i privilegi del caso) che deciderà per più di 60 milioni di persone.

Un altro tassello importante per dire NO a questa scellerata riforma sono le rappresentanze e il rapporto diretto fra istituzione e cittadino che verrebbe ancora di più allontanato. E’ ovvio che diminuendo il numero di parlamentari si allarga il territorio entro il quale devono essere eletti, quindi va tutto a discapito della rappresentanza e della conoscenza delle problematiche dei territori e a farne le conseguenze saranno le regioni più piccole e meno popolose (Umbria, Marche, Basilicata, Molise ecc).

Un'altra falsità, ormai nota è che “in Italia i parlamentari sono troppi rispetto agli altri paesi dell’EU o rispetto ai grandi USA”. Discorso massimalista e inconsistente intanto perché non tiene conto della composizione e dell’assetto interno di uno Stato e di come lavora un Parlamento (commissioni permanenti, Giunte, commissioni straordinarie e speciali, bicamerali ecc) ma poi se guardiamo i numeri veri e propri bisogna farlo in rapporto al numero di abitanti e non in termini assoluti e vediamo che l’Italia è oltre il 20°posto fra i paesi Europei.

Quindi le motivazioni per dire NO sono tante e tantissime altre ce ne sono oltre quelle da me espresse. Infine ritengo inutili i tentativi di alcune forze della maggioranza di governo come PD e LEU che propongono dei correttivi da fare subito con altre riforme costituzionali e con una nuova legge elettorale; questa riforma è il prezzo pagato per il governo Conte II ed è inaccettabile che per interessi politici si giochi con la Costituzione. Ad oggi e al giorno del voto di tutti questi buoni propositi di ricalibraggio della riforma non c’è nulla di sicuro e concreto, l’unica sicurezza è che continueremo a votare liste bloccate con nomi scelti dalle segreterie di partito e con questo taglio molti territori rischiano in termini di rappresentatività. E’ ora di dire basta con queste manovre! Basta dire che per risparmiare si devono tagliare i propri rappresentanti, basta assecondare questo tipo di politica che di serio ha ben poco. Io voterò NO e sarò a disposizione del comitato per il No del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, come già fatto il 4 dicembre 2016.



Questo è un comunicato stampa pubblicato il 20-02-2020 alle 10:07 sul giornale del 21 febbraio 2020 - 1857 letture