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comunicato stampa

Area marina protetta del Conero, i motivi per dire sì

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Dal 1991 una legge nazionale (394 – 6/12/91 art.36) ha individuato la costa del Conero come Area Marina Protetta (AMP). Per 30 anni, pregiudizi e campanilismi hanno bloccato la sua realizzazione.

Nel 2000 un Comitato contrario, non si sa se davvero costituito formalmente non avendo mai presentato un portavoce o un referente, ha espresso una serie di opinioni che ad oggi non risultano minimamente cambiate, nonostante in 20 anni sia cambiato il mondo e la difesa di mari e oceani sia divenuto il primo punto nell’agenda mondiale. Questi allora gli spunti utili ad un eventuale riflessione rispetto a quelle ormai datate osservazioni.

Quali sono i motivi per dire si all’istituzione dell’AMP?

1. L’utilità delle AMP ad oggi è ampiamente riconosciuta a livello scientifico, politico ma anche economico e sociale. Le AMP, infatti, rappresentano una reale risorsa di sviluppo socio-economico e culturale di un territorio nel rispetto, nella protezione e nella salvaguardia degli ambienti marini. I benefici sono di varia natura. Alcuni studi dimostrano che, nelle riserve marine altamente protette, la densità delle specie cresce solitamente di oltre il 100 %, mentre la biomassa complessiva di piante e animali cresce anche di oltre il 200 %. Ciò permette alle aree di contribuire alla ricostituzione delle riserve ittiche, generando benefici socioeconomici sia a livello locale, sia per il settore della pesca delle zone limitrofe.

Un’area marina protetta rende più facile l’accesso a finanziamenti europei specificamente dedicati, e riceve finanziamenti dal ministero dell’ambiente e dalla comunità europea grazie ai progetti di ricerca generando un importante indotto economico a livello locale. Inoltre, l’AMP non rappresenta un “carrozzone”. Di norma ha un solo dipendente a tempo determinato, il direttore dell’area protetta, che viene pagato dal Ministero dell’Ambiente e selezionato con un concorso pubblico nazionale. ll restante personale (generalmente di 2‐3 unità come nella media delle AMP esistenti) è in genere assegnato dagli Enti associati e coordinato all’interno dei progetti europei che vengono sviluppati. Inoltre, la gestione dell’Area marina protetta può essere affidata all’Ente gestore del Parco del Conero operando una sinergia a costo zero.

2. La riviera del Conero è caratterizzata da un ambiente straordinario, da una fauna e una flora ricchissima formata per la maggior parte da organismi con caratteristiche uniche che si sono adattate all’ambiente circostante. I fondali della Riviera del Conero, oltre a rappresentare un’attrazione per gli appassionati dello snorkeling e della subacquea, costituiscono un prezioso patrimonio naturalistico da conoscere e salvaguardare. Le acque di questa zona del mare Adriatico, particolarmente ricche di nutrienti e fitoplancton, ospitano organismi peculiari che talvolta raggiungono dimensioni e/o densità eccezionali. In nessuna altra località del Mediterraneo si possono ammirare facilmente e in pochi metri d’acqua, decine di specie di crostacei e di nudibranchi variopinti, spugne giganti e numerose varietà di anemoni. Nell’area del Conero sono state rilevate due specie di interesse comunitario indicate nell’ Annesso IV della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat) (“Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa”), rappresentate da due molluschi bivalvi Lithophaga lithophaga e Pinna nobilis.

3. Lo strumento dell’Area Marina Protetta è al momento l’unica opportunità giuridica utilizzabile nella zona del Conero quale soluzione ideale per rendere il turismo migliore (Direzione Generale dell’Ambiente, 2015. Link: https://ec.europa.eu/environment/efe/news/marine-protected-areas-bring-multiple-benefits-2015-12-23_it) e qualitativamente sostenibile per un arco di tempo più ampio. Per tutelare la piccola pesca artigianale e la filiera del mosciolo selvatico che, come avviene oggi, è sostenibile e garantisce all’ecosistema il tempo utile a rigenerarsi. Ne beneficerebbero tutti: non solo l’ambiente, ma anche i fruitori, i pescatori e i consumatori che vedrebbero scongiurato il rischio di veder esaurire le risorse di questo fragile habitat.

4. Non c’è alcun impatto sociale e culturale non essendo l’AMP uno strumento che vuole escludere gli operatori del posto, anzi, in tutte le aree marine protette italiane gli operatori locali risultano avvantaggiati nelle loro attività di reperimento e utilizzo delle risorse marine. Risultano vietate solo alcune attività incompatibili con la conservazione degli ecosistemi marini come qualunque forma di inquinamento delle acque, la pesca subacquea, l’accesso delle turbosofianti o altre forme di pesca industriale e l’uso di mezzi quali acquascooter di particolare impatto.

I pareri che il Ministero ha richiesto ai Comuni sono volti alla definizione delle deroghe specificatamente pensate per la realtà del Conero. Non esistono proposte di gestione alternative all’AMP altrettanto efficaci. Le zone di tutela biologica (ZTB) sono aree in cui viene solo regolamentata l’attività di pesca. In alcuni casi viene completamente impedita, in altri è possibile la pesca artigianale, e in altri ancora viene consentita la pesca sportiva. Queste aree sono pensate per la grande pesca a largo. Sotto costa non hanno motivo di esistere e, almeno nella proposta portata in Comune, si tratta di aree circoscritte dalla presenza di grandi ‘dissuasori’, ovvero blocchi e altre strutture di calcestruzzo dal costo molto elevato, messe sul fondale per impedire l’attività di pesca a strascico, come quelli sperimentati in Adriatico a Senigallia molti decenni fa.

Ma l’esperienza accumulata in oltre trent’anni in Italia purtroppo non è positiva, molte di queste strutture sono scomparse in pochi mesi, inghiottite completamente dal fondale che si comporta come delle sabbie mobili, ovvero lasciando l’area senza alcuna protezione e con spreco di denaro pubblico. Se sono messe vicino a costa non servono a proteggere dallo strascico perché sotto costa è già illegale e, invece, portano ad una modifica delle specie presenti spesso aumentando le specie predatorie e riducendo le specie commerciali su cui si regge la piccola pesca. In altri casi i progetti di ZTB sono risultati inefficaci in assenza di strutture di controllo, proprio perchè non è previsto chi le gestisca e le protegga.

Le Zone di Tutela Biologica non ricevono finanziamenti da parte del governo e sono interamente a carico della comunità locale. Una tale forma di protezione sarebbe utile, eventualmente, come “buffer zone”: aree esterne all’AMP, in modo da creare quella zone cuscinetto di cui tutte le aree protette hanno bisogno. L’istituzione dell’AMP del Conero appare dunque indispensabile per la tutela del nostro mare e lo sviluppo del nostro territorio.



Questo è un comunicato stampa pubblicato il 19-11-2020 alle 18:09 sul giornale del 20 novembre 2020 - 690 letture