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Addio a Filippo Tranquilli, indimenticabile istrione [FOTO e VIDEO]

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Non aveva bisogno di conoscerti davvero. Lui t’incontrava e diventava un fiume. Di parole, racconti. Storie. Ne aveva tante da raccontare. Filippo Tranquilli era un vulcano di idee, tutte pregne di fantasia, pronte per essere condivise. Tra le altre cose, aveva da tempo in programma un evento speciale incentrato su Van Gogh da mettere in scena attraverso dei burattini. Un piccolo grande evento che, però, non vedrà mai la luce. Perché Filippo ci ha lasciato nel primo pomeriggio di martedì, ad appena 63 anni.

Fano ha perso un uomo di cultura, un comico nato, un attore poliedrico. Un istrione, nell’accezione più pura e positiva del termine. Tranquilli era padrone della scena. Sempre. Trasudava passione anche nei suoi racconti concessi per strada. Fano ha perso tutto questo, e anche i suoi tanti, tantissimi cappelli. Se n’è andato intorno alle 14, dopo una malattia durata circa un anno (qui il cordoglio del sindaco Seri). Probabilmente sapeva della sua condizione, o magari no. Di certo niente aveva intaccato l’ardore delle sue narrazioni improvvisate, delle sue condivisioni anche con semisconosciuti. Il suo somigliava tanto a un progettare continuo. Non era soltanto un attore, ma una fucina di messinscena da regalare a grandi e bambini. Quel Van Gogh, poi, gli era rimasto sul gozzo. Avrebbe voluto realizzarlo durante l’estate che si è appena conclusa. Lui stesso raccontava di aver dovuto rimandare per questioni di salute. Ora, di Filippo, restano gli spettacoli, le idee, le intenzioni rimaste tali. I ricordi.

Sono i frammenti impressionati sulle pellicole girate insieme al regista Henry Secchiaroli, dai due film de “Gli Sbancati” al recente “Fate Vobis”. Sono gli spettacoli in dialetto fatti insieme a “I Cumediant”. Sono i monologhi biografici, come quando ha interpretato Domenico Federici, fondatore della biblioteca fanese. È il vestito da Vulòn, maschera-icona del Carnevale che ha indossato per lungo tempo. Sono i panni di Geppetto, che ha vestito per anni durante le svariate edizioni de “Il Paese dei Balocchi”. E - a proposito - è ancora fresco, in tutte le sue emozioni, il passaggio di testimone da lui a Federico Talamelli, un momento di commozione che oggi appare come il segno di qualcosa di nefasto. E già previsto.

Filippo Tranquilli era un finanziere in pensione, ma a guardarlo bene sembrava che il suo vero mestiere fosse sempre stato quello del narratore istrionico. Lui era ironia e leggerezza, ma anche cultura e amore per la sua città. Era una persona di spirito, nel senso più ampio del termine. Un artista vero, capace di trasmetterti in ogni momento la sua grande e fanciullesca passione. Lui ti parlava, con in testa uno dei suoi strani cappelli. Senza aver bisogno di conoscerti davvero.





Questo è un articolo pubblicato il 03-10-2018 alle 00:30 sul giornale del 04 ottobre 2018 - 2147 letture