SEI IN > VIVERE FANO > ATTUALITA'
articolo

“I grandi eventi pagano, ma a Fano manca un brand”: turismo estivo, la soddisfazione degli albergatori

5' di lettura
1264

Il corso pieno. Il lungomare animato da tante facce e lingue diverse. Quest’estate, la Fano del turismo non ha di che lamentarsi. Certo, c’è ancora molto da lavorare. Manca il famoso “brand”, quel marchio di fabbrica capace di dare un’identità maggiore a chi ambisce a diventare una meta di punta per i vacanzieri, ed eventi come Fanum Fortunae – La Fano dei Cesari sono “bombe” ancora inesplose al pari di quelle che ogni tanto riemergono sulla spiaggia. Ma le strutture ricettive sono state quasi sempre piene, nonostante qualche sgambetto del meteo e la grande piaga di sempre. L’abusivimo. A concedere una fotografia di questa bella estate fanese è stato Luciano Cecchini, presidente di Alberghi Consorziati.

Dunque, com’è andata questa stagione?
Il trend è stato positivo. Abbiamo visto arrivare tanti stranieri, tra cui molti olandesi, inglesi e tedeschi. Parecchi turisti sono venuti dalla Russia, dove - grazie al Comune e a noi operatori - stiamo facendo ottimi investimenti in termini di promozione.

E gli italiani?
Decisivi come sempre. Rappresentano il 70 per cento delle persone che vengono a Fano per le vacanze, e si tratta molto spesso di famiglie provenienti dal nord. Arrivano da Milano, Torino, e abbiamo un bel bacino anche nel modenese, senza dimenticare i romani. La nostra zona è sempre molto apprezzata (come ha dimostrato anche Catena Fiorello attraverso alcuni video pubblicati su Facebook, ndr). Peccato, invece, per alcune previsioni del tempo. Quelle a lungo termine, che non sono mai veritiere.

C’è stato un calo per colpa del meteo?
Siamo stati un po’ penalizzati. La tendenza è quella di prenotare per non più di una settimana. Se i giornali parlano di bufera, la gente preferisce stare a casa. Abbiamo avuto delle disdette, sì.

Però sembra di capire che quest’anno non ci si possa lamentare.
È stata una stagione discretamente buona.

Tornando alle presenze, è sempre costante l’impatto dei turisti umbri?
Con la nuova strada quadrilatero di Fabriano c’è stato un calo. Noi siamo penalizzati dal fatto che la famosa Fano-Grosseto non sia stata ancora completata. Gli umbri, per venire qui, devono sprecare diverse ore. Invece, per raggiungere posti come San Benedetto, ci impiegano molto meno.

Nonostante questo, però, quest’estate Fano è stata piena di gente. Quanto hanno inciso gli eventi?
Hanno portato tante persone. Ci sono stati eventi davvero molto importanti. Passaggi Festival, ad esempio, è stato un bel biglietto da visita. Grazie a Fano Jazz sono arrivati tantissimi stranieri, mentre la Fano dei Cesari è senz’altro piaciuta, ma non abbiamo avuto modo di pubblicizzarla al meglio. È un evento dalle potenzialità eccezionali, ma ancora inespresse. Per il prossimo anno, con le date già certe, lo lanceremo in grande stile.

Possiamo parlare di un successo uniforme sul territorio?
Dobbiamo investire di più su Torrette. È un buon bacino. Per valorizzare il territorio bisogna puntare su un “turismo esperienziale”. Prendiamo Itineris, l’iniziativa grazie a cui – quasi tutti i giorni – i turisti hanno potuto esplorare le nostre zone dal mare fino all’entroterra, facendo scoprire loro sempre qualcosa di diverso. La gente, ora, va a caccia di esperienze. È questo che ripaga. Non vuole più la vacanza confezionata. Da qui la crisi dei villaggi turistici, che tutti gli anni propongono gli stessi spettacoli e le solite cose. Invece tu, oggi, il turista lo devi portare ad Acqualagna per fargli assaggiare il tartufo, oppure a Pergola per fargli ammirare i famosi bronzi o per fargli assaporare il vino di visciole.

Si può ancora migliorare, dunque.
Migliorare è la parola giusta. Nel turismo non si finisce mai di imparare. Stando alle recensioni online, Fano piace davvero tanto. Gli alberghi offrono ottimi servizi, anche in confronto a Pesaro e Senigallia. Ma ci manca il famoso “brand”.

In che senso?
Pesaro, tra le altre cose, è la “Città della musica”. Senigallia la chiamano la “spiaggia di velluto”, e ha il Summer Jamboree. Marotta, ora, si è autoproclamata “città del mare d’inverno”, ed è un bellissimo marchio. Ottima l’idea di prendere Enrico Ruggeri come testimonial (grazie alla sua famosa canzone ispirata al mare marottese, come ci ha raccontato in un’intervista lo stesso cantautore, ndr). Fano? “Città della fortuna”, “Città del Carnevale”… Ne abbiamo sentite tante. Bisogna trovare un brand che sia conosciuto in tutto il mondo. Se punti sulla moretta, poi in Germania ci ridono su perché non sanno che cosa sia, e lo stesso vale per il brodetto. Non è facile capire su cosa puntare, ma secondo me la fortuna va bene, anche perché è un concetto legato alla romanità. Ma il vero problema resta l’abusivismo.

È davvero una piaga così grande?
Si stima un sommerso di 600 camere tra bed & breakfast e altro. Questi, tra l’altro, pagano anche pochissime tasse. Vuol dire che qualcosa non va.

E non si può fare niente?
Ora a Mondolfo è stato adottato un sistema per fronteggiarlo, e penso che anche Fano vi si collegherà. Ne parliamo da anni, e non è soltanto un discorso fiscale. Per colpa dell’abusivismo ci manca la possibilità di sapere da dove provenga una parte dei nostri turisti. Senza registrazioni né dati è difficile inquadrarli per poi reagire con una promozione mirata. E non pagando la tassa di soggiorno anche il Comune ne risente.



Questo è un articolo pubblicato il 05-09-2018 alle 17:05 sul giornale del 06 settembre 2018 - 1264 letture