x

SEI IN > VIVERE SENIGALLIA > ATTUALITA'
articolo

Tassa di soggiorno: la 'privacy' inguaia il Comune

3' di lettura
1872

L'imposta di soggiorno agita gli operatori turistici. Oltre a non aver affatto digerito l'introduzione della nuova imposta che graverà sul turismo senigalliese a partire dal 1° maggio, gli imprenditori iniziano a fare i conti con tutta una serie di problematiche burocratiche e legali che oltre ad una perdita di tempo rappresentano un aggravio per le tasche stesse degli operatori. E ad inguaiare il comune ora ci si mette la privacy.

E' stata un'assemblea pubblica decisamente animata quella che si è tenuta ieri mattina all'Auditorium San Rocco. Il Comune aveva invitato gli albergatori, i titolari di strutture ricettive e i proprietari di case adibite ad affitti estivi a prendere parte all'incontro dedicato alla tassa di soggiorno. A cercare di chiarire i dubbi degli operatori il dipendente comunale Gabriele Paolinelli che ha ricordato i cardini della tassa di soggiorno.

Dalle tariffe giornaliere a persona (1,5 euro per gli hotel a 4 stelle, 1 euro per i 3 stelle e country house, 50 cent per hotel a 1 e 2 stelle, affitti estivi, B&B, campeggi e agriturismi), alle esenzioni (i minori fino a 16 anni, i gruppi con più di 20 persone, i gruppi con più di otto persone e con portatori di handicap, i soggiorni negli hotel superiori a 7 giorni e nei campeggie nelle case superiori a 14) alle modalità di pagamento della tassa (da versare al comune trimestralmente) all'obbligo di esporre nelle strutture l'avviso della tassa di soggiorno. I mugugni in sala sono stati frequenti, man mano che il relatore procedeva nell'illustrare i dettagli dell'applicazione dell'imposta di soggiorno. I timori principali riguardavano la perdita di comperitività della spiaggia di velluto rispetto ad altre località rivierasche (come la Romagna) con no applicano il “balzello sul turismo”. Ma non solo.

Oltre alla paura di avere meno i clienti, gli operatori dovranno confrontarsi con procedure burocratiche e amministrative per cui dovranno richiedere il supporto di professionisti (come i commercialisti) o di appositi programmi gestionali, con ulteriori aggravio dei costi. E il primo intoppo emerso, cui il Comune si è riservato di rispondere dopo un ulteriore approfondimento, riguarda le norme sulla privacy che contrastano con l'obbligo di fornire al Comune i dati personali relativi agli ospiti delle strutture ricettive che ricevono le esenzioni dalla tassa di soggiorno. I lavoratori dipendenti o assimilati, ad esempio, che soggiornano in città per motivi di lavoro dal lunedì al venerdì pagano l'imposta solo per i primi sette giorni e poi hanno il resto del mese gratis. Gli operatori però hanno l'obbligo di compilare appositi moduli indicando oltre alle generalità dell'ospite anche il lavoro svolto, l'azienda, il tipo di contratto, ecc.

Un serie di requisiti che l'albergatore per la legge sulla privacy non può chiedere né divulgare. Ma non solo. Per molti operatori è troppo macchinoso e costoso conteggiare l'imposta di soggiorno da versare al comune trimestralmente e per questo hanno chiesto la possibilità di pagamento in un'unica soluzione annuale. Proposta ovviamente respinta.





Questo è un articolo pubblicato il 25-04-2012 alle 08:11 sul giornale del 26 aprile 2012 - 1872 letture