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Fila e disagi all'Agenzia delle Entrate, le storia di Michele Altomeni

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Michele Altomeni

Ieri mattia ho capito che cosa significa “sportello unico” all'Agenzia delle Entrate a Fano: che per gestire una fila di 20 persone, ciascuna con pratiche che richiedono in media 20 minuti, c'è un unico operatore.

Qualche giorno fa si è costituita l'Associazione Fattoria della Legalità, che dovrà affiancare l'Associazione Libera nelle attività di recupero dei beni confiscati alla criminalità organizzata, a partire da quello di Isola del Piano. Il primo atto che si deve compiere fondando un'associazione è farsi attribuire un codice fiscale. L'operazione, di suo, richiederebbe al massimo 5 minuti.

Ieri mattina ho sottratto due ore al mio lavoro per andare all'Agenzia delle Entrate di Fano, all'orario di apertura, cioè le 9. Il gentile signore al punto di accoglienza ha premuto un tasto per darmi un numero per mettermi in coda. Nel corridoio di attesa c'erano già altre persone che probabilmente si sono fatte trovare davanti all'ingresso già prima dell'apertura. Sul mio biglietto c'è un numero composto da lettere e cifre, una specie di codice segreto fatto apposta per non capire quale sia davvero l'ordine di accesso agli sportelli, gestito da un complesso sistema informatico. Poi c'è l'orario di emissione, 9.04, e la scritta che mi dice che ci sono tre persone in coda davanti a me.

Mi accomodo. Mi sono tenuto libero un ora e mezzo, convinto che il tempo mi sarebbe avanzato per sbrigare anche altre commissioni.

Nelle stanze ci sono tanti sportelli in serie, una decina, tutti vuoti. Dal display dei numeri si capisce che solo due sono attivi, ogni tanto ne resta attivo UNO solo. Passano i minuti, i quarti, le mezzore. Alle 10.15 comincio a stancarmi. Della fila che c'era davanti a me sono entrate 3 persone, ma il mio numero non arriva. Altre persone in attesa cominciano a brontolare. Qualcuno, esasperato, si arrende e se ne va.

Quando protesto mi portano in un ufficio con il divieto di accesso e verificano che il mio numero è in coda e che sono entrate solo persone arrivate prima di me. Rispondo che non mi sto lamentando perchè qualcuno mi è passato avanti, ma perchè ci sono 15 persone in fila e solo 2 operatori allo sportello a sbrigare pratiche che richiedono dai 15 ai 30 minuti ciascuna., tanto che dopo un'ora e mezzo, solo 4 o 5 persone sono riuscite a fare quello che dovevano.

La persona nell'ufficio mi prende la pratica, come per sbrigarla lui dal suo terminale. Gli rispondo “no grazie!”. Non sto chiedendo privilegi e di passare avanti a qualcuno. Sto protestando perchè un ufficio pubblico che dovrebbe dare servizi in tempi ragionevoli non è in grado di farlo. Spiego all'operatore che so che non è colpa sua, che non sarà colpa nemmeno del Direttore, né del Ministro, né del Presidente della Repubblica. La burocrazia, in particolare quella italiana, lo sappiamo bene, è fatto in modo che non si possa mai individuare la colpa dei disservizi.

E lo vedo negli occhi delle altre persone in fila, quando, alle 10.45, cioè quasi 2 ore dopo il mio arrivo, anche io rinuncio e me ne vado protestando ad alta voce. Sono gli occhi di persone rassegnate, che ormai hanno accettato che in Italia le cose vadano così, che non esprimono più nemmeno il loro disagio. Piuttosto rinunciano, o perdono le loro ore di lavoro in fila allo Sportello Unico o in altri edifici che ricordano i romanzi di Kafka o i cartoni animati di Asterix.

Io, per parte mia, non potendo fare a meno, uno dei prossimi giorni, mi riprenderò qualche ora libera, questa volta almeno 3 o 4, e andrò a registrare l'associazione. E se dovesse capitarmi più spesso di andare in quegli uffici, probabilmente anche io finirei per abituarmi e non arrabbiarmi più, come quei disgraziati che, per lavoro, ci passano ore e ore della propria vita. Questa volta, però, mi sento ancora di protestare, scrivendo questa lettera.

E' una piccola storia personale, come ne capitano tante ogni giorno, senza fare notizia. Ma è proprio questo il problema. E' l'insieme di queste storie a determinare la rassegnazione dei cittadini, la sfiducia nelle istituzioni e un clima che favorisce l'illegalità diffusa. Ed è anche questa inerzia burocratica una delle cause della crisi economica e politica che stiamo attraversando.



Michele Altomeni

Questo è un articolo pubblicato il 23-03-2012 alle 03:30 sul giornale del 23 marzo 2012 - 2397 letture