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Madre e figlio massacrati in via Tibullo, caso risolto in poche ore: l’assassino ha confessato

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Rapida soluzione per il terribile caso di cronaca che ha portato Pescara alla ribalta nazionale: M.C., un cittadino ucraino di 26 anni, ha ammesso di essere il responsabile del duplice omicidio avvenuto nel primo pomeriggio di ieri, domenica 24 gennaio, in via Tibullo.

Subito individuato dalla Polizia, durante un serrato interrogatorio in Questura l’uomo ha confessato di aver ucciso a bastonate un ragazzo di 23 anni, A.M., e sua madre, la 52enne K.M., entrambi di nazionalità polacca.

L’allarme è scattato quando una donna residente nella palazzina al civico 25 (nella foto) ha trovato tracce di sangue sulle scale: sul posto sono intervenuti immediatamente i sanitari del 118 e due pattuglie dei Carabinieri e della Polizia di Stato. Seguendo la scia di sangue, i soccorritori hanno individuato l’appartamento in cui poco prima era avvenuta la tragedia. Dopo aver sfondato la porta del bilocale al secondo piano, all’interno hanno trovato i corpi delle due vittime.

Partita immediatamente la caccia al responsabile, l’uomo è stato individuato poco dopo a poche centinaia di metri dal luogo del delitto. Stando a quanto riferito dalla Polizia, il giovane, tossicodipendente, al momento dell’arresto aveva ancora con sé la mazza da baseball sporca di sangue utilizzata per uccidere le due vittime.

In Questura è arrivata la confessione: a quanto pare, tutto sarebbe dovuto ad una lite per motivi di droga con il 23enne. Sia l’assassino che il giovane polacco infatti erano noti alle forze dell’ordine in quanto legati al mondo dello spaccio e del consumo di stupefacenti. Dopo aver finito a bastonate la prima vittima, M.C. si è improvvisamente trovato davanti anche la madre, rientrata dal lavoro. A quel punto l’uomo si è scagliato con violenza contro di lei per poi darsi alla fuga. L’autopsia stabilirà se oltre alla mazza da baseball l’assassino abbia inferito sulle vittime utilizzando anche il coltello sporco di sangue rinvenuto poco dopo.

Nel corso del primo interrogatorio l’arrestato ha invocato la legittima difesa, dichiarando di aver reagito ad un tentativo di rapina da parte di madre e figlio. La ricostruzione però non convince affatto gli inquirenti, che hanno accertato come sia l’omicida che il 23enne prima della tragedia avevano assunto droghe. L’operazione che ha portato all’arresto del giovane è stata condotta da Polizia e Carabinieri, mentre le indagini successive sono di competenza dell’Arma.



Questo è un articolo pubblicato il 25-01-2016 alle 10:59 sul giornale del 26 gennaio 2016 - 603 letture