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La comunità islamica apre le porte della moschea, il presidente Youssef Wahbi: 'Dialogo coi cittadini e tante nuove iniziative'

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di Cristina Carnevali
redazione@viverejesi.it


Youssef Wahbi

Una nuova dimensione di integrazione, di scambio, di arricchimento reciproco, quella aperta dal Centro Culturale Islamico Al Huda, che raccoglie oltre 150 persone di varie etnie, che vivono a Jesi e trovano nei locali di via Erbarella un luogo di preghiera, la loro Moschea, ma anche un centro dove dialogare, incontrarsi.


Non solo come credenti di una stessa fede religiosa, ma aperti a chiunque voglia interagire e scambiare le proprie esperienze di vita, culturali. "Questo è ciò che desideriamo fare, che la città di Jesi possa anche entrare nella Moschea, dove faremo iniziative pubbliche", racconta il presidente della comunità islamica Yuossef Wahbi, entrato nel direttivo dallo scorso autunno, proprio in coincidenza con gli attentati di Parigi. "Molti dicevano che sarebbero stati tempi duri, sarebbe stato difficile il dialogo dopo quello che era successo, e dopo ciò che succede anche ora (i fatti più recenti in Turchia, ndr). Invece è stata l'occasione giusta per iniziare un nuovo cammino insieme, al di là della propria fede religiosa".

"Sugli attentati mi sono già espresso. Girano tante informazioni sbagliate sull'islam per diffondere odio e diffidenza. Tanto per citarne una, invito alla lettura del Capitolo 109 "Miscredenti". C'è la definizione del termine e in pochissimi versi si capisce che non è una parola negativa, ma significa che ognuno ha la propria fede e professa la propria religione". 

L'idea della morte non c'entra nulla con ciò che fanno gli attentatori, spiega il presidente: "Intendiamo la vita come una stanza, dove c'è una porta d'ingresso, lo spazio da vivere e poi l'uscita verso un'altra vita, secondo come ti sei comportato. E se fai anche solo una cosa buona, te ne tornano tante altre indietro". 

La prima volta in cui Youssef Wahbi ha parlato in pubblico come presidente della comunità islamica è stata a novembre scorso, nell'incontro a Palazzo dei Convegni (LEGGI QUI), quando durante il suo intervento si è commosso. "E' stato bello parlare con i cittadini ma anche portare la mia voce agli studenti (al convegno era presente anche l'Alberghiero  Varnelli di Cingoli, con cui la comunità islamica ha già organizzato delle iniziative, ndr) e ora vorrei coinvolgere le scuole jesine. E' stata una bella occasione di incontro anche quella della messa di Natale nella sala consiliare del comune, dove sono stato invitato a prendere parola dopo il Vescovo di Jesi, e mi sono riallacciato al suo intervento".

Il Centro Culturale Islamico ha una pagina sul social Facebook, dove spiccano le foto della prima edizione del Cous Cous Day, all'ostello di Villa Borgognoni, organizzato insieme al GUS ed al suo presidente Bernabucci. "E' stato un succcesso inaspettato - rivela Youssef - abbiamo preparato cous cous per oltre 700 persone. L'importante era creare un'occasione di incontro tra le persone e il cibo è stato un modo per abbattere le barriere della diffidenza, mangiando tutti insieme".

Il successo della prima edizione, ma anche altre iniziative pubbliche come il mercatino solidale di dicembre in collaborazione con la Consulta della Pace, hanno motivato il presidente a creare tanti altri momenti di incontro. "Il primo obiettivo è l'apertura alla cittadinanza, il nostro centro è aperto a tutti, chiunque può contattarci tramite la nostra pagina facebook per avere informazioni o solo per incontrarci".

Il Centro Culturale Islamico ha visto con il nuovo direttivo tante novità: innanzi tutto la sua composizione, in quanto i componenti sono persone di varie etnie proprio per rappresentare tutti coloro che frequentano il centro (Bangladesh, Marocco, Tunisia e Pakistan). "Ci sono anche molti fratelli del Senegal che stiamo coinvolgendo nelle nostre attività", racconta Youssef. 
Il presidente in carica è di origini marocchine, vive a Pianello e lavora come pizzaiolo. "Sono arrivato in Italia, in Sardegna, nel 1994; dopo 4 anni sono andato a lavorare in Sicilia presso una famiglia e lì ho appreso bene la lingua italiana parlando con i genitori e con i loro figli ogni giorno. Non ho frequentato scuole, ma leggo moltissimo anche per preparare il Sermone del venerdì". 

Ed è stata infatti una sua idea quella di aggiungere, nella preghiera del venerdì, la lettura del Corano ed il sermone anche in italiano. Poi un nuovo logo ufficiale, la pagina facebook, e tante iniziative in cantiere per il 2016. Qualche accenno: la seconda edizione del Cous Cous Day, occasioni sportive per coinvolgere i giovani, un punto di ascolto e di ritrovo per chi cerca di lavoro. Tutte con gli stessi obiettivi: integrazione, ascolto e pace.


 



... Youssef Wahbi


Youssef Wahbi

Questo è un articolo pubblicato il 18-01-2016 alle 14:50 sul giornale del 19 gennaio 2016 - 2555 letture