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comunicato stampa

L'assessore Bucari sui volantini leghisti: 'Nessuna cultura gender ma educazione alla parità di genere'

3' di lettura
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da Simonetta Bucari
assessore alla pubblica istruzione


simonetta bucari

Nel ribadire che non esiste nessuna “ideologia gender” o “cultura gender” che viene insegnata nelle scuole, mi sento in dovere di richiamare il testo della legge 13 luglio 2015, n.107, dove il termine genere compare solo all’articolo 16: “Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità dei sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni”.

Vale a dire che al posto di combattere le discriminazioni, il bullismo e le violenze di genere ex post, si lavora sull’educazione e la cultura delle future generazioni. Con questo articolo che prevede l’insegnamento della parità di genere in tutte le scuole di ogni ordine e grado, la legge di riforma della scuola si è arricchita di un principio che è un investimento fondamentale sul futuro delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi, ispirato a quanto previsto in materia già dalle nostre leggi, dalla nostra Costituzione e dal più avanzato diritto europeo. Il problema è l’interpretazione della locuzione “questione di genere”. A livello europeo quando si parla di questo tema, si intende la disparità che ancora esiste tra uomini e donne nell’accesso alla sanità, all’educazione, al mondo del lavoro, a una retribuzione paritaria, alla rappresentanza politica e istituzionale. Questioni, insomma, in cui la sessualità non ha alcun attinenza.

In una classifica mondiale (Global Gender Gap Index stilato ogni anno dal World Economic Forum) di circa 130 Paesi, l’Italia viaggia attorno al 70esimo posto. Questo vuol dire che su temi economici, politici, di educazione e salute, siamo ancora lontani dai paesi che offrono reali pari opportunità a uomini e donne, come peraltro prevede la nostra Costituzione. Questi sono i temi di cui si deve parlare nelle scuole, questa è la questione da affrontare. Non solo per una giustizia morale, ma perché il nostro Paese senza pari opportunità (con un’occupazione femminile attorno al 47%) ha un motore di crescita in meno. Non esiste alcuna `teoria gender´. Quindi basta falsità, allarmismi e strumentalizzazioni. Se ne facciano una ragione quanti stanno diffondendo informazioni distorte poiché le isterie collettive sono contagiose e si rischia di cedere alle angosce più o meno inconsce. Da sempre nelle scuole si promuovono progetti educativi improntati al rispetto, al superamento di pregiudizi e stereotipi, alla tolleranza e convivenza pacifica. Percorsi formativi presenti nel P.O.F.T. (Piano Offerta Formativa Territoriale) che sarà a breve presentato dal Comune di Senigallia a tutte le scuole del territorio. L’educazione e la conoscenza sono gli strumenti più efficaci per valorizzare le differenze e cancellare le discriminazioni.

È questo l’unico modo serio, concreto, di fare prevenzione contro i dati sempre più allarmanti della violenza di genere,di ragazzi e ragazze vittime e protagonisti di bullismo, omofobia, misoginia. Non vedo quale altro luogo possa essere migliore della scuola per intraprendere, insieme a chi in questa comunità vive e agisce – studenti, famiglie, insegnanti – un intervento educativo in grado di restituire, alla nostra rappresentazione dei generi, la profondità e la complessità che meritano. A chi legge in tutto questo una deriva ideologica contro la famiglia, bisognerebbe spiegare: si scrive parità di genere, si legge patto educativo per la non discriminazione, per la piena cittadinanza, per il reciproco rispetto.



simonetta bucari

Questo è un comunicato stampa pubblicato il 22-09-2015 alle 07:58 sul giornale del 23 settembre 2015 - 1529 letture