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comunicato stampa

Lettera: 'A chi servono questi lavori lungo l'alveo del fiume Esino?'

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da Lettera firmata


Il tratto del fiume Esino interessato dai lavori

Abbiamo ricevuto e pubblichiamo questa lettera scritta da Mauro Coltorti, Professore Ordinario di Geomorfologia e Geomorfologia Applicata presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Siena.

Sono nato a Jesi ed il fine settimana torno e vivo a Jesi. Da quando ero bambino frequento il fiume Esino, e non solo l’Esino, per la sua valenza naturalistica e per l’amore verso i fiumi. In queste settimane, come da vari anni a questa parte, lungo l’Esino a valle di Jesi si possono osservare delle ruspe in alveo che lavorano per giorni e giorni.
COSA FANNO ?? Prendono ghiaia all’interno dell’alveo e la accumulano sulle sponde, o meglio ai lati del canale attivo perché le sponde sono molto lontane ed in genere corrispondono al bordo del letto di piena ordinario, cioè l’area occupata dall’aumento di livello idrico durante le piene con cadenza più o meno annuale. A cosa servono questi lavori ??
La mia risposta è: A NULLA, A SPRECARE DENARO PUBBLICO, IL MIO IL VOSTRO DENARO.

Chi legge si chiederà: ma ci sarà pur una ragione se la Provincia di Ancona autorizza e paga questi lavori a ditte, naturalmente, esterne all’Ente Pubblico ? L’unica motivazione che si può addurre, è che in vari settori dell’alveo in tempi recenti si è accumulata ghiaia che ha aumentato il livello medio dell’alveo. Localmente, come nei pressi del Ponte San Carlo (Minonna), questo aumento è di oltre 1 metro di altezza. Aumentando il livello medio del fiume aumenta la probabilità che durante le piene il fiume esondi e vada ad occupare tratti significativi della pianura, come talora accade durante le piene straordinarie. Ma approfondire il canale o i canali attivi serve a mitigare questa pericolosità ? NO, NON SERVE A NULLA. ANZI PEGGIORA LA SITUAZIONE.

Se si volesse aumentare la sezione occupata dall’acqua durante una piena si dovrebbe togliere la ghiaia ma non rimetterla sui fianchi del canale. Infatti in questo modo la sezione potenzialmente occupata dall’acqua rimane la stessa dato che sia il canale che l’area adiacente durante l’inverno vengono interessate dal flusso idrico. Si ottiene un peggioramento della situazione per il semplice motivo che mentre la ghiaia accumulata naturalmente dopo qualche anno si è compattata ed è dunque più difficile eroderla, prenderla in carico e trasportarla a valle. Dunque non si comprende proprio la logica di questi lavori in un periodo di crisi economica dove non si trovano risorse per interventi a lungo termine sui nostri fiumi. Chi li ha appaltati lo ha fatto per ignoranza o per altri motivi che non mi sono chiari?? La cosa più problematica è che io faccio questa denuncia per un tratto di fiume che conosco ma è probabile che molti altri tratti della Provincia o della regione siano interessati da NUMEROSI ALTRI INTERVENTI INUTILI E DANNOSI come quelli descritti. Questa mobilizzazione di ghiaia con mezzi meccanici favorisce dunque l’erosione ed il trasporto della ghiaia verso valle ma ci si dovrebbe chiedere: COSA SUCCEDE A VALLE ? Sempre lungo il fiume Esino nel dicembre del 2011 inviai un articolo a Vivere Jesi (29.12.2011) in cui preannunciavo che se non si fossero fatti degli interventi nell’area di Ripa Bianca il fiume sarebbe esondato aggirando la briglia e causando danni nella pianura adiacente dove insisteva la Riserva di Ripa Bianca, una delle poche Riserve Fluviali italiane ed un’area ad alto valore naturalistico. Sottolineavo come esistessero tutte le condizioni affinché, anche con un evento di minima intensità, si sarebbero generati danni a strutture e beni ambientali che poi, puntualmente si sono realizzati. Il fiume Esino ha poco rotto la sponda circa 600 metri a monte della briglia aggirandola, esattamente nel punto dove avevo indicato ed invaso la pianura. L’evento ha reso inutilizzabile la briglia e da allora nel canale che veniva alimentato dal fiume non c’è stata più acqua. Qualcuno potrebbe dire ?? Chi se ne frega se in un canale artificiale non c’è più acqua ? Il problema risiede che in quel canale lungo oltre 8 km defluiscono vari scarichi delle frazioni locali che se confluissero in un canale di discreta portata vedrebbero il proprio carico inquinante bruscamente diluito mentre se questo non accade divengono praticamente delle fogne a cielo aperto. Ora continua ad essere una fogna a cielo aperto. Il flusso della corrente dopo la diversione fluviale ha interessato la sponda sinistra erodendo ampi tratti della pianura, dove insistevano ampie aree utilizzate a fini agricoli. All’altezza della briglia la corrente ha poi distrutto varie decine di ettari di bosco ripariale, un bosco con elementi di alto fusto che avevano impiegato decenni se non centinaia di anni a crescere.

E’ dunque andato distrutta un ampio bosco che costituiva una delle principali attrazioni della Riserva e dove nidificavano specie più o meno rare, inclusa una gremita colonia di aironi. Sebbene venisse fatto un blando tentativo di riportare il corso fluviale all’interno dell’alveo originale, a spese dell’ENEL che aveva interesse a proseguire l’utilizzo delle turbine a fini idroelettrici, il fiume ha continuato ad utilizzare il nuovo tracciato ed ha erodere i terreni della pianura. Nel 2012 e con maggiore intensità nel 2013 e nel 2014 l’erosione ha continuato ad interessato la sponda sinistra giungendo persino a minacciare la sede della Riserva, una antica casa colonica di proprietà del Comune di Jesi. Ma questa deviazione fluviale non è stata l’unica. Poco più a monte, nei pressi del Ponte della Superstrada A17, il fiume era uscito dall’alveo sempre in sinistra idrografica erodendo anche in questo settore ampi tratti di pianura. Il fiume era uscito anche a monte del ponte, questa volta in destra idrografica, lambendo il rilevato della Superstrada e minacciando di compromettere la fruizione di questa ultra importante arteria stradale regionale. La diversione ha comunque avuto un importante effetto positivo sul tratto fluviale a monte della briglia. Ha infatti generato una intensa incisione per un esteso settore di fiume in cui l’alveo era più o meno all’altezza della pianura e periodicamente rischiava di esondare. L’erosione ha anche interessato il tratto dove sorge il ponte sulla A17 liberando l’alveo dai sedimenti accumulati negli anni e favorendo dunque il passaggio dei tronchi che in genere rischiano di bloccare il deflusso delle acque. Attualmente l’incisione in alveo progredisce verso monte dato che la sedimentazione che si era generata, in oltre 100 anni di tempo, aveva interessato un settore che si estende ben a monte del ponte di San Carlo. Attualmente è in corso un progetto che prevede la realizzazione di uno scolmatore, cioè un canale artificiale che intercetta l’onda di piena, in sinistra idrografica all’altezza poco a monte della briglia. In caso di piena eccezionale il flusso in eccesso si riverserà in questo canale riversando l’acqua a valle della briglia dove il fiume è incassato e non rischia di esondare.

MA SE SI RIPRISTINANO LE CONDIZIONI PRECEDENTI QUALI SONO LE POSSIBILI CONSEGUENZE ? I sedimenti torneranno ad accumularsi a monte della briglia causando sedimentazione all’interno dell’alveo e conseguente aumento del rischio di esondazione. Se si vuole mantenere la briglia non credo ci siano soluzioni alternative ma forse sarebbe il caso di fare una valutazione dei costi/ benefici, soprattutto per la comunità. Se si riporta l’acqua alla briglia chi ne usufruirà e ci guadagnerà sarà l’ENEL ma chi pagherà i lavori sarà la Comunità cioè tutti noi. E’ comunque una scelta politica di cui dovrà farsi carico chi deciderà sulla realizzazione dell’opera. Ma sappiamo bene come sia difficile trovare le responsabilità a distanza di anni e talora decenni. Intanto il denaro che verrà investito è il nostro. Ma ci si dovrebbe chiedere: PRIMA DI UNA DECISIONE DI QUESTO TIPO È STATA FATTA UNA REALE VALUTAZIONE DEI COSTI BENEFICI ?? Le forze politiche della Vallesina dovrebbero verificare questi particolari non trascurabili prima di ogni eventuale scelta. C’è un’altra conseguenza degli interventi che si stanno facendo lungo il fiume. Abbiamo visto che i sedimenti estratti dalle ruspe e posti ai lati del canale attivo vengono più facilmente trasportati verso valle.

DOVE VANNO QUESTI SEDIMENTI ?? Una quantità elevatissima di sedimenti dopo la diversione è stata trasportata a valle e tuttora naturalmente vanno verso valle. Difficilmente però questi sedimenti raggiungeranno il mare dove farebbero un gran bene alla nostra costa interessata ovunque da erosione per mancato apporto di sedimenti dai fiumi. La mancata sedimentazione alla foce implica poi l’edificazione di barriere litoranee, sempre realizzate a carico della collettività, e una progressiva riduzione della larghezza della spiaggia che è una delle principali risorse delle città del litorale. I sedimenti fluviali comunque non raggiungono il mare dato che ci sono altre briglie che li bloccano a monte delle stesse. Il risultato del trasporto ha dunque come conseguenza di trasmettere a settori posti più a valle il problema della sedimentazione in alveo e dell’aumento del rischio di esondazione. Il tratto a valle della riserva era tutto delimitato da argini artificiali edificati sin dal XVII secolo ma oggigiorno sono stati spesso asportati, presentano ampie rotture ed hanno dunque perso gran parte della loro funzionalità. Gli argini denotano come l’esondazione sia un rischio elevato nelle basse valli marchigiane. L’aumento della sedimentazione in alveo a valle implicherà che estesi settori della bassa Vallesina verranno interessati da esondazioni. Ci vuole dunque poco a fare le Cassandre ed a fare una ulteriore cronaca di disastri annunciati. Quando si verificheranno si darà nuovamente la colpa all’intensità dell’evento piovoso, al cattivo drenaggio della rete di scolo e dei torrenti secondari e magari anche al cambiamento climatico e si chiederà nuovamente lo stato di calamità e chi pagherà sarà nuovamente la collettività, cioè VOI ed purtroppo anche il SOTTOSCRITTO.

Nessuno penserà che dato che un evento era previsto il non mitigarlo è già una responsabilità. Ma quando verrà effettuata una corretta gestione dei fiumi basata su una pianificazione che vede il fiume come un sistema integrato acqua sedimenti lungo tutto il suo percorso ? Continueremo a risolvere i problemi locali o lavoreremo per inserire la situazione locale nel contesto generale che tiene in conto di tutti i settori fluviali ed anche dei problemi della costa ? L’acqua, e dunque i fiumi, sono una delle principali risorse senza le quali non è possibile la vita.

Non è forse tempo di NON SPRECARE DENARO PUBBLICO per rimuovere ghiaia e sabbia come fanno i bambini al mare e di spendere questo denaro in una prospettiva più lungimirante ??

Mauro Coltorti

Professore Ordinario di Geomorfologia Geomorfologia Applicata Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente Università di Siena



Il tratto del fiume Esino interessato dai lavori

Questo è un comunicato stampa pubblicato il 09-06-2015 alle 14:10 sul giornale del 10 giugno 2015 - 4739 letture