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Allontanato dalla Caritas finisce in strada: ex volontari, 'È reato abbandonare un cane. E un uomo?'

4' di lettura
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di Sudani Scarpini
redazione@viveremarche.it


“Un uomo di circa 50 anni, povero ed affetto da disturbo ossessivo compulsivo con numerose fobie tra le quali la claustrofobia, non può essere buttato in strada, senza la possibilità di lavarsi e di avere un piatto quotidiano, da chi dovrebbe aiutarlo”.

Questa la denuncia di Sandra Mariani e Vittorio Luzzietti, ex volontari della Caritas a cui era stato affidato Viktor Kadeli, già noto per la vicenda legata alla morte del suo cane dal quale non voleva separarsi, che ora annunciano di procedere per vie legali contro Enti ed Istituzioni preposti qualora "non si arrivi ad una soluzione rapida e degna della dignità di un uomo”.

Giunto in Italia dall’Albania nel 1991, Viktor, che fino al 1996 quando ha avuto un incidente che gli ha causato i disturbi di cui oggi soffre, “ha sempre lavorato, da quasi due mesi, dopo un comportamento un po’ anomalo causato sempre dalla sua malattia, ora girovaga davanti alla Caritas con i vestiti strappati e puzzolenti e senza permesso di soggiorno”.- dichiarano Sandra Mariani e Vittorio Luzzietti.

I suoi documenti sono scaduti e non si possono rinnovare in quanto- continuano- il medico preposto non ha certificato la sua patologia, che invece in precedenza era stata certificata da un altro medico”.

Una patologia che, secondo gli ex volontari della Caritas, non permette a lui di relazionarsi facilmente con gli altri. “Non solo- aggiungono Mariani e Luzzietti- dopo che l’8 ottobre è stato improvvisamente cacciato dalla struttura, e noi con lui, i dirigenti della Caritas hanno dato ordine agli altri ospiti di non parlargli e di non dargli né da mangiare né da bere”.

Dopo sei mesi di stazionamento sul marciapiede con permesso di entrare di giorno dentro il recinto della Caritas solo per prendere i pasti e di notte di dormire nell’atrio seduto su una sedia o sul pavimento, a dicembre 2013 è riuscito ad avere una stanza adatta alla sua patologia all’interno della struttura dove viveva con il suo inseparabile amico a quattro zampe, deceduto dopo pochi giorni e provocando in lui una grande disperazione”. All’origine dell’allontanamento di Viktor dalla struttura ci sarebbe il fatto che ha trasgredito ad alcune regole.

Avrà pure disubbidito (come altri) a qualche regola ma- sottolineano e rimarcano gli ex volontari- è pur sempre un uomo, povero e malato, che ha diritti e dignità”.

Concetto ribadito anche da Viktor Kadeli che, raccontando tutta la sua vita e la vicenda, rigetta le accuse che gli sono state rivolte e chiede di poter tornare ad usufruire della stanza e della doccia per avere il permesso di soggiorno e la possibilità di riprendere una vita degnitosa.

Quando mi hanno concesso la stanza, mi è stato detto di procurarmi da mangiare da solo (nonostante a differenza degli altri io non lavoravo) con tanto di autorizzazione a farmi portare qualcosa da alcuni ragazzi che ho conosciuto- dice Viktor Kadeli- Sono entrati diverse volte, come gli altri ospiti della struttura fanno entrare amici e parenti, ed io non mi sono posto il problema che una di loro fosse minorenne. Nessuno me lo aveva detto che era vietato. E quindi sono stato mandato via”.

Ora chiedo solo di riavere la stanza, lavarmi e avere la possibilità di rinnovare il permesso di soggiorno altrimenti vengo espulso- conferma- Poi con calma, quando avrò la possibilità, vado via dalla struttura. Non pretendo di restare definitivamente”.

Il 50enne, a causa della sua patologia, se viene espulso non può tornare in Albania. “In questo momento non gli permette di allontanarsi troppo e tantomeno di fare lunghi viaggi- precisano Mariani e Luzzietti- Inoltre, con l’inverno alle porte, se piove non può neanche andare a ripararsi sotto il porticato della chiesa antistante in quanto il parroco, che è anche direttore della Caritas, gli ha proibito di avvicinarsi alla chiesa”.

Anche i servizi sociali del Comune, a cui ci siamo rivolti, si sono categoricamente rifiutati di trattare il caso- concludono- È triste dirlo ma se si continua così Victor è un uomo condannato ad una morte lenta”.

Viktor chiede ora di poter parlare direttamente con il vice-direttore della Caritas Giovanni Bomprezzi.





Questo è un articolo pubblicato il 23-11-2014 alle 17:47 sul giornale del 24 novembre 2014 - 4713 letture