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Jesiamo: 'La favola di Arca Felice'

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da Jesiamo


Arca Felice

Continuare a credere che Arcafelice sia stata una bella favola che avrebbe potuto avere un lieto fine significa o essere ingenui o essere in assoluta malafede.

Basta parlare con una qualunque associazione di categoria del settore agricolo (ve ne sono ben quattro riconosciute a livello nazionale) per capire che quella messa in piedi a Jesi era una azienda che non avrebbe mai potuto avere una sua sostenibilità economica e sarebbe costata cara ai cittadini. Come puntualmente è accaduto. Va riconosciuto all’Amministrazione Bacci di essersi fatti carico anche di questo problema ed averlo positivamente risolto. E vediamo perché.

Punto primo: dal 2012 al 2015 Arcafelice ha rimesso oltre un milione di euro. Una cifra spropositata. D’altra parte un’azienda di allevamento non è compatibile con l’essere pubblica, dovendo sottostare a costi (personale, amministrazione, ecc.) necessariamente maggiori di un’azienda privata gestita a carattere familiare, come lo è la quasi totalità degli allevamenti marchigiani. Peraltro i primi bandi con i quali si è provato a vendere l’azienda agraria nel suo insieme sono andati completamente deserti, a conferma che non era più (o probabilmente non lo era mai stata) una realtà appetibile dai privati.

Secondo: la carne non costava poco, anzi; trattandosi di un prodotto di alta qualità i suoi prezzi erano tutt’altro che competitivi; crisi economica e dei consumi hanno poi portato ad un crollo delle vendite, penalizzando fortemente anche il valore delle rimanenze.

Terzo: la carne biologica alle mense scolastiche continua ad essere fornita regolarmente, peraltro con certificazioni di massima qualità (quella di Bovinmarche) ed a prezzi di mercato, dunque decisamente più bassi di quelli di Arcafelice.

Quattro: l’attività della fattoria didattica non era pubblica, ma svolta da una ditta privata che continua regolarmente a portarla avanti in altro loco, tra l’altro con spazi più ampi e migliori.

Quinto e non ultimo in ordine di importanza: il Comune è tenuto ad erogare beni e servizi alla Comunità nel rispetto delle sue funzioni che devono perseguire l’interesse pubblico e che non sono certamente quelle di carattere commerciale di un allevatore o un macellaio. Tanto più se le esercita con gravi rimesse economiche.



Arca Felice

Questo è un comunicato stampa pubblicato il 12-04-2017 alle 18:49 sul giornale del 13 aprile 2017 - 1830 letture