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Maria Mater Misericordiae: ecco il tour in anteprima per i lettori di Vivere Senigallia

6' di lettura
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di Giulia Mancinelli
senigallia@vivere.it


Senigallia apre le porte dello straordinario percorso artistico e iconografico della mostra Maria Mater Misericordiae, allestita a palazzo del Duca fino al 29 gennaio 2017. In anteprima Vivere Senigallia propone un tour virtuale eseguito nelle stanze della mostra insieme agli organizzatori e Giovanni Morello, co-autore della mostra insieme a Stefano Papetti.

Un percorso suggestivo composto da oltre 40 opere che hanno come filo conduttore i mutamenti iconografici ai quali è sottoposta l'immagine della Madonna della Misericordia alla quale i fedeli chiedono un'opera di intercessione per salvare la comunità minacciata dalla peste. Punta di diamente della mostra la Vergine delle Rocce (la cosiddetta seconda o terza versione) di Leonardo da Vinci, arrivata direttamente da una collezione privata svizzera.

La mostra però ha scelto come immagine per eccellenza, selezionata anche per il catalogo e i pannelli pubblicitari, la Madonna della Misericordia del pittore camerte Girolamo di Giovanni. Non sono passate inosservate due coincidenze temporali. La prima, che il dipinto è in qualche modo scampato al terremoto di mercoledì che ha pesantemente colpito la città camerte perchè già presente a Palazzo del Duca; la seconda che come nei secoli scorsi i fedeli si rivolgevano alla Madonna della Misericordia per scampare a calamità come le peste, oggi i devoti chiedono sollievo dalla grave emergenza del terremoto.

Di seguito l'anticipazione delle opere di punta esposte dalla mostra.

La Madonna della Misericordia di Barnaba da Modena, dipinta tra il 1375 e il 1376, conservata nella Chiesa dei Servi di Genova, è considerata il prototipo più antico nell'arte italiana della nuova iconografia della Madonna della peste o delle frecce. La Madonna della Misericordia è raffigurata nell'atto di offrire protezione sotto il proprio mantello alla popolazione della città, esposta ad una pioggia di frecce scagliate dagli angeli. Nell'esercizio della giustizia celeste il Signore è assistito da una milizia di creature angeliche armate.

Tra le opere di punta spicca la Madonna della Misericordia con i Santi Stefano e Girolamo e committenti di Pietro Perugino, conservata nel museo comunale di Bettona. Si tratta di un dipinto eseguito nei primi anni del secondo decennio del Cinquecento. L'ampio manto della Vergine, quasi una tenda, è usato come simbolo di protezione e accoglie Santo Stefano, San Girolamo e i committenti raffigurati alle loro spalle. La Vergine dal volto sereno e dalle morbide fattezze assume l'atteggiamento dolce e materno di chi è invocata dai fedeli che ne chiedono la protezione.

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.La Madonna della Peste, eseguita nel 1472 da Benedetto Bonfigli è invece conservata nella chiesa parrocchiare di Corciano. Il pittore, definito dal Vasari "il più grande artista umbro prima dell'ascesa del Perugino", lavorò sia in Vaticano sia a Perugia. Nell'opera di Senigallia la funzione tutelare assicurata dalla Madonna delle Misericordia trova espressione nel manto di broccato sul quale si frantumano i dardi della punizione celeste. I santi patroni ai lati sono invece intenti a supplicare Dio affinchè risparmi la città, raffigurata ai piedi di Maria.

.Altra opera che impreziosisce la mostra di Senigallia è la Madonna del latte di Carlo Crivelli, conservata nella pinacoteca parrocchiale della chiesa dei Santi Pietro, Paolo e Donato di Corridonia. La tavola, databile al 1472 costituisce la parte centrale di un polittico le cui parti laterali sono andate perse. Nel dipinto Crivelli abbandona il suo tradizionale fondo in oro e raffigura Maria seduta su un trono con il tipico drappo alla veneziana che cala coprendo lo schienale ed è attorniata da una schiera di cherubini e serafini. Il Bambino, attaccato al seno della Madre, volge lo sguardo verso lo spettatore quasi a voler dialogare con chi sta osservando la scena. Un gesto umano come umano e divino allo stesso tempo è il Salvatore.

.E' stato scelto come immagine della copertina della mostra Maria Mater Misericordiae il dipinto del pittore camerte Girolamo di Giovanni eseguito nel 1463. Si tratta della Madonna della Misericordia esposta al museo civico di Camerino e che ricorda il polittico di Borgo San Sepolcro di Piero della Francesca. L'imponente figura della Vergine che apre il mantello sotto il quale si riparano di devoti, insieme ai santi Venanzio e Sebastiano, rappresenta in modo emblematico l'aspetto della madre misericordiosa che protegge amorevolmente la prole e accoglie in grembo quanti hanno vissuto la Grazia divina. La Madonna della Misericordia con il suo ampio mantello ripara e protegge il genere umano dai colpi minacciosi della collera divina.
Dalla chiesa di Sant'Ermete di Pisa proviene la Madonna dell'Umiltà e Angeli di Piero di Giovanni detto Lorenzo Monaco. L'artista che viene ricordato per essere l'ultimo esponente dell'arte giottesca, eseguì la tavola nel 1412. Nella tavola la Vergine, seduta in terra mentre allatta il Bambino, è attorniata da una schiera di angeli. In questa tavola il maestro ha saputo sintetizzare la più consueta immagine della Madonna dell'Umiltà con quella della Madonna del Latte determinanto una evidente umanizzazione della Vergine.
Dalla Manifattura fiamminga di Bruxelles, da Peter Paul Rubens arriva l'Assunzione della Vergine, conservata nel Museo Diocesano di Ancona. L'arazzo raffigura l'assunzione della Vergine che viene raffigurata su piani sovrapposti.Nella parte superiore la Vergine è raffigurata in piedi su una nube mentre viene trasportata in cielo da un coro di angeli mentre nella parte inferiore ci sono gli apostoli raccolti attorno al sepolcro vuoto con gli occhi sgomenti rivolti verso la Madonna. Tipicamente rubensianoè il motivo delle due donne che raccolgono le rose.
La prima versione della Vergine delle Rocce risale al 1483 quando Leonardo Da Vinci ricevette la committenza dai francescani per la realizzazione di una pala per l'altare della chiesa di San Francesco a Milano. La pala fu però rifiutata dai committenti e anche se i motivi del rifiuto non sono tuttora chiari, il dipinto (che oggi si trova al Louvre di Parigi) fu sostituito da una seconda versione ora esposta alla National Gallery di Londra. La versione esposta a Senigallia, la "terza", oggi parte di una collezione privata dovrebbe essere stata realizzata tra il 1493 e il completamento dell'esemplare londinese (ed è anche per questo che viene anche definita "seconda" versione). Dell'esistenza di questa versione della Vergine delle Rocce ne diedero notizia due illustri pittori francesi Dominique Ingres nel 1841 e poi Puvis de Chavannes, entrambi convinti dell'autografia leonardesca. L'opera, dopo vari passaggi, fu affidata agli inizi degli anni '90 a Pinin Barcilon Brambilla per gli esami e il restauro che ne confermarono la mano di Da Vinci. Al centro della sua opera Leonardo colloca la Vergine in un amorevole geto di protezione che, con il suo manto aperto, sembra ricollegarsi all'ampia produzione delle Vergini della Misericordia.





Questo è un articolo pubblicato il 27-10-2016 alle 15:28 sul giornale del 28 ottobre 2016 - 2253 letture