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Napoli: 31enne suicida per i video hard, quattro indagati per diffamazione

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tiziana cantone

Quattro persone risultano indagate per diffamazione nei confronti di Tiziana Cantone, la 31enne di Casalnuovo (Napoli) che si è suicidata martedì 13 settembre in seguito alla diffusione online di alcuni video in cui aveva rapporti sessuali.

Gli indagati sono quattro uomini ai quali la ragazza aveva girato i video tramite servizi di messaggeria istantanea. Sono stati iscritti nel registro degli indagati dal procuratore aggiunto di Napoli Fausto Zuccarelli e dal pm Alessandro Milita lo scorso anno, in seguito a una denuncia presentata dalla stessa Cantone dopo la diffusione nel web dei video. Un secondo fascicolo di indagine, per istigazione al suicidio, è stato aperto dopo la tragedia dalla Procura di Aversa.

La triste vicenda di Tiziana Cantone inizia nell'aprile 2015, quando il primo dei sei video che aveva girato viene caricato su un portale hard e diventa in breve tempo molto popolare. I video erano stati girati con il suo consenso dall’uomo che si vede con lei nei video. Secondo la madre di Tiziana era stato il fidanzato quarantenne di lei, Sergio Di Palo, a spingerla per gioco ad avere rapporti sessuali con altri uomini e a filmarli. Tiziana aveva inviato i video proprio a lui e ad altre tre-quattro persone, amici del fidanzato.

I filmati iniziano a circolare rapidamente, prima su Whatsapp e poi su vari siti porno, diventando popolarissimi, anche a causa del fatto che la donna è riconoscibile: il suo viso è chiaramente visibile e nome e cognome sono spesso presenti nei titoli dei video. I video diventano virali e oggetto di parodie, canzoni e scherzi sui social network. C'è anche chi si mette a vendere magliette, tazze e gadget vari. Diversi giornali e siti, tra cui Il Fatto Quotidiano, raccontano la storia di Tiziana, presentandola come un fatto di costume sul video virale del momento.

La vita della 31 diventa un incubo: smette di lavorare nel negozio e nel bar degli zii, smette di uscire di casa, cade in depressione. Lascia il napoletano, passando alcuni mesi presso amici in Emilia Romagna e poi da parenti in Toscana. Chiede e ottiene di poter cambiare il cognome. Nel dicembre 2015 tenta il suicidio per la prima volta: ingerisce barbiturici, ma viene salvata dall'intervento del 118. Poi il ritorno nel napoletano, a Mugnano, nella casa di una zia.

Nel frattempo aveva chiesto la rimozione delle copie dei video da vari siti e social network, tra cui Facebook e Google. La sentenza a lei favorevole arriva il 5 settembre. Tiziana viene però condannata a pagare le spese legali (18mila euro in totale) a cinque dei dieci siti citati. Una circostanza che, secondo la madre, avrebbe contribuito pochi giorni dopo a spingere Tiziana al suicidio.



tiziana cantone

Questo è un articolo pubblicato il 15-09-2016 alle 20:55 sul giornale del 16 settembre 2016 - 3114 letture