Banca Marche e... il sogno di una cordata di mezza estate

Mirko Ballerini 3' di lettura 12/07/2013 - Il silenzio imperdonabile degli ultimi anni sulla situazione di Banca Marche ha portato ad una situazione che oggi è esplosa in tutta la sua gravità. Come è possibile che per il primo semestre del 2012 sia stato annunciato un utile di c.ca 40 mln di euro, ed al 31.12.2012 ci si ritrova una perdita di 518 mln? (così risulta da fonti stampa).

Se ciò è vero, ci chiediamo come sia stato possibile tenere in questo modo inaccettabile la “polvere sotto al tappeto”.

Da dove viene questo “buco”? Come sono stati concessi da questa Banca i crediti ed i finanziamenti che non sono rientrati? E a chi? La BdM è la banca del territorio, delle nostre aziende e di tante famiglie della nostra comunità. La rete commerciale di Banca Marche può contare su oltre 300 sportelli presenti nelle Marche, in Umbria, Emilia Romagna, Lazio, Abruzzo e Molise, e circa 3.300 dipendenti. Nelle Marche, i dipendenti sono oltre 2.000; a Jesi e comuni limitrofi sono occupate in Banca Marche circa 800 unità. Ora che la Banca è in grave difficoltà, si parla della necessità di un aumento di capitale (circa 300 milioni) per poter cercare di andare avanti in qualche modo. Il rischio è quello che arrivi una possibile cordata di mega imprenditori (qualche settimana fa sono usciti sulla stampa nomi eccellenti, alcuni dei quali già noti per “l’affaire biogas”) con tanta liquidità disponibile che metta in minoranza le fondazioni CARISJESI, CARIPESARO E CARIMACERATA[1] nelle quali gli Enti locali possono ancora dire la loro[2], per poi magari rivendere tutto il pacchetto a qualche grande gruppo esterno ed estraneo al territorio. Il tutto, con i lauti guadagni da plus valenze che questi passaggi possono procurare, ovviamente…

E’ quindi concreto il “rischio” che si perda la prevalenza del capitale proveniente dal territorio che possa garantire l’autonomia della banca affinché l’Istituto possa meglio tener conto delle esigenze delle nostre Pmi e delle nostre famiglie.

Quali sarebbero, poi, le sorti del personale, dei dipendenti e dei precari di lungo termine, in tale ipotesi? E cosa succederebbe alle imprese del nostro territorio che chiedono credito a BdM per poter investire o per poter andare avanti con la loro attività? Di chi è la responsabilità POLITICA di tutto quanto accaduto e sta accadendo? Perché le fondazioni CARISJ e CARIPESARO non hanno accettato la richiesta di CARIMACERATA di procedere con una azione di responsabilità contro i precedenti amministratori di Banca Marche? Quando succedono questa cose, la responsabilità non è mai di nessuno? O anche stavolta si nascondono tutti dietro la solita foglia di fico della crisi? Ma la crisi non c’era anche al 30 giugno 2012? Perché il cosiddetto “buco” di Banca Marche è “scoppiato” così all’improvviso?

Il MoVimento 5 Stelle di Pesaro ha presentato una mozione in consiglio comunale nella quale si impegna il Sindaco e la giunta a mettere in campo ogni azione, anche per tramite dei membri dell’Organo di Indirizzo della Fondazione designati dal Comune, al fine di far deliberare alle Fondazioni l’impegno concreto al mantenimento dell’ autonomia dell’ Istituto, prevedendo in vista dell’aumento di capitale autorizzato dalla Banca d’Italia, azioni da parte delle Fondazioni per il mantenimento della maggioranza azionaria e/o azioni di patto di sindacato fra le Fondazioni bancarie che oggi detengono la maggioranza azionaria, per garantire comunque il controllo dell’ Istituto da parte del territorio. Si richiede inoltre di riconoscere particolare attenzione al territorio ed alla sana imprenditorialità locale che crea sviluppo sostenibile ed occupazione, mantenendo la rete delle filiali e tutelando i posti di lavoro e le professionalità interne in Banca delle Marche, nonché procedendo verso una stabilizzazione del personale precario di lungo termine.






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 12-07-2013 alle 14:50 sul giornale del 13 luglio 2013 - 2977 letture

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