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La psicologa on-line: violenza sulle donne e femminicidio, cosa accade agli italiani?

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psicologa marinella puzio

Sento forte il desiderio di “occupare” questo spazio per parlare e provare a dare qualche spunto di riflessione sui tanti episodi di violenza e abuso sulle donne che stanno invadendo le cronache degli ultimi anni, in maniera sempre più invadente e sempre più cruenta.

Mentre scrivo queste parole, una giovane donna di Pesaro sta lottando per non perdere la vista, dopo essere stata sfigurata in volto con l'acido da un presunto uomo mandato dal suo ex fidanzato. Ma è solo una delle tante vittime di un'aggressività e di una rabbia che spesso non conosce limite né controllo. Ovviamente l'argomento è molto complesso e delicato e non è questo il contesto più adatto per analizzarlo in ogni sua sfumatura, ma è una realtà che sempre di più sconvolge i nostri animi e le nostre coscienze, poiché è sconcertante che l'uomo ,in pieno ventunesimo secolo, abbia ancora bisogno di riscoprire e rispettare il suo essere “due”,maschio e femmina, riscoprire cioè la pari dignità nella differenza.

Da cosa scaturisce questa violenza? Non si può attribuire una responsabilità univoca in questi eventi, né al carnefice (quasi sempre un uomo, compagno, marito, ex fidanzato), né,ovviamente, alla vittima, ma sì ad una grave incapacità delle persone di comunicare e di ascoltare.

Mi spiego meglio:la parola è lo strumento privilegiato, per l'essere umano, di comunicazione, quella che ci fa entrare in contatto con i nostri pensieri e con le nostre emozioni e che ci permette di esprimerli. Ma quanta fatica facciamo a fare questo!

Tutte le emozioni hanno bisogno di trovare la parola per uscire. Al punto che quando questa non arriva, esse escono passando per un’altra strada: la strada dell’azione. Ma questa è una strada pericolosa. Perché l’azione rischia di sfuggire al controllo del pensiero e della ragione. Soprattutto quando l’emozione è troppo forte e il cuore e la mente non riescono a contenerla. E questo, nelle questioni di cuore e di passione, succede, purtroppo,troppo spesso. Ecco che il dialogo allora lascia spazio all'aggressività che è più immediata, che non conosce controllo quando è diretta verso una persona più debole, più fragile che non si può difendere, che magari ci ha fatto soffrire.

Incomprensioni, silenzi, tensioni, conflitti… si possono sciogliere quando ritroviamo la parola. La parola per dire. E la parola per ascoltare. Per ascoltare noi stessi, i nostri pensieri e le nostre emozioni. E per ascoltare i pensieri e le emozioni dell’altro.

Questa lettura è ovviamente una lettura parziale di questo fenomeno, volutamente tralascio tutto ciò che riguarda il vuoto legislativo che non tutela abbastanza le vittime di femminicidio, l'aspetto sociale che rivestono certamente una notevole importanza, non secondaria rispetto ad un'analisi psicologica che riguarda l'intimo di ognuno di noi.



psicologa marinella puzio

Questo è un articolo pubblicato il 21-04-2013 alle 10:38 sul giornale del 22 aprile 2013 - 1397 letture