Anche il comune di Pesaro ha il suo tesoretto, circa 15 milioni di euro

Alessandro Di Domenico Consigliere Comunale P.d.l. Pesaro 2' di lettura 28/07/2012 - Circa 15 milioni di euro di residui attivi (crediti da incassare) che il Comune di Pesaro ha accumulato in questi anni, un tesoretto che di fatto “tiene la baracca a galla”, perché entrano nelle spese correnti, non si possono investire e servono per pagare stipendi, premi, produttività e fornitori, ma solo quelli che non fanno opere pubbliche, quelli sono schiacciati dal patto di stabilità.

Ecco il risultato di una recente commissione Bilancio nella quale si è cercato di sviscerare il tema dei residui, quelli passivi, i debiti del comune, sono sempre onorati in tempi rapidi quelli nella spesa corrente, che ha lasciato solo un dato inquietante: di questo “tesoretto” l’unico utilizzo è per la spesa corrente, cioè non può essere utilizzato per le strade o per investimenti e questo è davvero un peccato. C’è un però che l’Assessore, assente dalla commissione, non può sottovalutare. La somma che si è accumulata in questi anni, potrebbe non essere riassorbita con perdite che potrebbero raggiungere anche il 40%, a causa dei tempi lunghi di riscossione. Ecco, questo elemento è la vera negatività sui residui attivi. Ci sono crediti che risalgono ad oltre i 5 anni e che sicuramente in parte non potranno mai più essere riscossi. Ecco che in questo caso la politica e gli uffici dei servizi possono fare di più. Ad esempio non è ammissibile che vi siano oltre 700mila euro di crediti esigibili dai servizi educativi, negli ultimi 5 anni quando i cicli educativi sono di circa 3 anni.

Anche se fossero “solo” 500mila euro, queste risorse potrebbero essere utilizzate per i materiali di consumo, per l’attività didattica, per rinnovare i piccoli giochi o materiali morbidi per l’attività didattica, per non dire per fazzoletti, carta, bicchieri che spesso vengono chiesti ai genitori oltre a 40 euro di contributo volontario a famiglia all’anno. Solo con questa cifra nelle scuole materne comunali circolano circa 40mila euro all’anno, che potrebbero essere coperte dal comune se solo riscuotesse tutto e subito. I vari assessori continuano a ripeterci che non ci sono i soldi per intervenire anche con importi ridicoli come 4mila euro, per questo non sono credibili. È evidente che la crisi di questi anni ha contribuito ad aumentare l’insolvenza da parte delle famiglie, ma allora il fondo anticrisi di 170mila euro a cosa serve? Siano i servizi stessi ad indirizzare le famiglie ad attingere da questo fondo che sarebbe giusto rimpinguire fino a 250mila euro così come mi fu negato in fase di bilancio preventivo.


   

da Alessandro Di Domenico
 





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 28-07-2012 alle 14:06 sul giornale del 30 luglio 2012 - 1433 letture

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