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Raffinato spettacolo per la premiere dell'Opera da camera. Monteverdi affascina la platea

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dagli Organizzatori


Con un raffinato spettacolo monteverdiano si è inaugurato a Jesi domenica 4 maggio il Festival dell’Opera da Camera, la nuova iniziativa promossa dalla Fondazione “Alessandro Lanari” e dal Comune di Jesi.

Una sinergia di collaborazioni che coinvolge numerosi soggetti istituzionali marchigiani e nazionali, per un ricco cartellone di ben dieci appuntamenti di notevole stimolo culturale che corrono lungo tutto il mese fino all’1 giugno, tra opere, concerti e conferenze articolate tra i più bei palazzi storici della Città: carattere specifico del Festival, questo, che lo distingue come unico nel suo genere nel panorama nazionale.

E nell’ambito dei palazzi che ospitano i vari eventi, particolarmente significativo è proprio il luogo in cui hanno sede gli spettacoli scenici, la cinquecentesca Sala Maggiore di Palazzo della Signoria; scelta che costituisce un significativo ritorno alle origini, tanto più avvalorato dal titolo stesso dello spettacolo inaugurale, quanto mai in tono con la cornice storica e architettonica: “Il Combattimento di Tancredi e Clorinda” di Claudio Monteverdi, presentato in una nuova produzione secondo i criteri della lettura filologica ed eseguito con impeccabile precisione e partecipazione interpretativa dall’Accademia dei Filarmonici, ensemble specialista del genere che suona su strumenti originali.

Questa del 2014 era la seconda volta, in tempi moderni, che l’opera veniva data a Jesi: la prima volta fu nel 2003, sempre prodotta dalla Fondazione “Lanari” e sempre allestita a Palazzo della Signoria, ma allora all’aperto nel cortile porticato. “Questa sala è il primo spazio pubblico al chiuso in cui si tennero spettacoli pubblici in Città”, ha esordito il Direttore artistico del Festival Gianni Gualdoni nel salutare la platea all’inizio della serata, “poiché al tempo era la sala grande del Palazzo del Magistrato, cioè della Municipalità, che già a metà del ‘500 all’occasione cedeva il suo ruolo istituzionale e veniva adibita a sala teatrale.

Ed è un piacere per il Festival farvi riecheggiare di nuovo oggi una tale antica e importante radice storica – ha concluso Gualdoni, che firmava anche la regia dello spettacolo- grazie alla spiccata sensibilità dell’Amministrazione Comunale che l’ha permesso, condividendone l’idealità e il progetto culturale di fondo”. “È un rilancio di significato importante – ha sottolineato l’Assessore alla Cultura del Comune Luca Butini - con cui l’Amministrazione intende valorizzare ulteriormente la profonda tradizione musicale di Jesi, contribuendo a riscoprirne le più antiche radici e a dotarla oggi di un nuovo strumento come il Festival che ne proponga ed esplori anche il repertorio più raro”.

Molto apprezzata, con interminabili applausi finali, tutta la compagnia scenica, dai solisti Leonardo Trinciarelli nel ruolo del “Testo”, Toomas Kaldaru in quello di “Tancredi” e Marida Augeri nei panni di “Clorinda”, fino all’elegante e raffinato apporto della Compagnia di danza “Salus et Gratia”, che ha contribuito non poco ad una resa scenica di grande suggestione visiva e profondo coinvolgimento emotivo nel ricreare l’atmosfera d’arte in auge nei saloni dei palazzi aristocratici del primo Seicento: proprio quel contesto, cioè, per il quale l’opera nacque e che certamente tanto assomigliava alla cornice stessa di Palazzo della Signoria.

Lo spettacolo prodotto dal Festival di Jesi si apriva infatti presentando in scena Monteverdi stesso, che nella solitudine delle sue stanze ripercorre sul filo della memoria il debutto del Combattimento a Venezia nel 1624 ed esplicita tra sé i tratti fondamentali della sua innovativa scrittura musicale: evocando in scena quella stessa esecuzione che vide interpreti anche gli aristocratici medesimi - qui descritti come diretti celebranti del rito dionisiaco e apollineo dello spettacolo d’arte - secondo il programma reale dell’evento che presentò allora la breve opera dopo alcuni madrigali eseguiti in forma di concerto, come previsto anche dall’impostazione drammaturgica della nuova produzione del Festival.

Prossimo appuntamento di spettacolo domenica 11 con un raro dittico buffo di Telemann –“Il maestro di scuola” e “Don Chisciotte”- per immergersi nelle atmosfere musicali e di costume del primo Settecento.





Questo è un articolo pubblicato il 07-05-2014 alle 18:54 sul giornale del 08 maggio 2014 - 1395 letture